l'intervista
Donatella Rettore: "A Sanremo celebro la libertà contro ogni forma di moralismo"
Parla l'artista veneta, in gara in compagnia di Ditonellapiaga: "Con Chimica riaffermiamo l'autonomia del piacere dal sentimento. La cancel culture? Oramai è diventata un'ossessione"
Tailleur bianco e nero in stile mannish, top trasparente e reggiseno bene in vista, stivali con maxi zeppe, orecchini voluminosi e un make up scintillante: Donatella Rettore si è presentata così sul palco dell’Ariston per cantare con la musicista romana Ditonellapiaga il brano Chimica, ed è stato subito un trionfo, un tornare indietro al 1974, alla sua prima volta, quando arrivò a Sanremo - poco più che diciottenne ma più determinata che mai - con Capelli sciolti, o quando – nel 1977 – vi tornò con il brano Carmela, lanciando al pubblico caramelle mentre cantava "Carmela regalava caramelle colorate, ma erano caramelle avvelenate". Nel 1986 salì di nuovo su quel palco per cantare Amore stella, ma solo perché glielo aveva imposto la sua casa discografica e poi, nel 1994, con Di notte specialmente. Nel mezzo, canzoni come Il patriarca – che mise in discussione il modello della famiglia patriarcale – e Caro preside – in cui accennava alla pedofilia e alle molestie sessuali sul luogo di lavoro – e tante altre come Splendido splendente, Lamette, Femme Fatale, Adrenalina e Kobra, tutte caratterizzate da ironia, doppi sensi ammiccanti e un gusto della provocazione volto a creare, con i suoi look avveniristici, un mix più che mai esplosivo.
Oggi che di anni ne ha 66, ha deciso di rimettersi in gioco in questa 72esima edizione del festival con il brano Chimica, “ma quasi non ci credo”, dice al Foglio. “Non patisco più Sanremo e me lo godo tutto. Ci sono stata anche l’anno scorso, ma come ospite de La Rappresentante di Lista per la serata delle cover. Tornare su quel palco è sempre una cosa nuova, è emozionante. Salirci come cantante in gara mi terrorizza, ma per fortuna con me c’è Margherita (Margherita Carducci, il vero nome di Ditonellapiaga, ndr) che lenisce tutte le mie ferite, è lei la mia cura”. È stata proprio Margherita ad aver scritto quel brano ispirandosi alla Rettore, una hit con atmosfere disco, un pezzo scatenato e irriverente che rivela la profonda sintonia nata fra due artiste di generazioni diverse. “Stando con lei – aggiunge la Rettore nel nostro breve incontro via Zoom, veloce come ogni cosa a Sanremo – mi sembra di essere una balia, la balia della musica, ma faccio sempre la mia figura no?" E ride. "Margherita è molto più giudiziosa di me nonostante sia più giovane, è sensibile e aperta. Ogni tanto metto un piede nel vuoto, ma so che c’è lei che mi riacchiappa” (ride di nuovo). “La musica – continua - è di tutti e a tutti deve arrivare: è questa la cosa più importante. Per questo motivo, abbiamo deciso insieme di portare all’Ariston una canzone che celebra la libertà contro ogni moralismo, riaffermando l’autonomia del piacere dal sentimento. Il mio, il nostro, è un inno spudorato e travolgente che ci fa riscoprire la joie de vivre, di questi tempi, un vero toccasana”.
“E non mi basta avere un cuore/Per provare dell’amore veramente/E non mi servono parole per un poco di piacere è solamente/Una questione di/Chimica chimica/Chi-chi-chi-chi-chi-chi”, cantano le due, facendoci ballare con un brano sull’attrazione fisica e il sesso. “Il sesso – tiene subito a precisare la Rettore - è solo questione di chimica, l’amore invece no. L’amore è anche una questione di chimica: ha tante piccole sfaccettature che lo fanno essere la cosa più immensa che c’è, fa parte del mondo. Bello e fondamentale averlo come darlo, ma non è facile. Io spudorata? Ma certo che lo sono e non me ne vergogno. Lo sono da sempre, ci sono nata, sono proprio così. Lo faccio con molta naturalezza e non ci penso mai su, viva essere sé stessi. Sono sempre stata una ragazza ribelle insofferente alla disciplina, sono una donna libera, oggi più che mai”.
Che la Rettore sia così, lo ha dimostrato sin da piccolissima. Subito dopo le superiori lasciò infatti la famiglia e Castelfranco Veneto (dove è nata) per trasferirsi a Roma e diventare una cantante. A 18 anni si esibì nel tour estivo di Lucio Dalla che fu il primo ad accoglierla tra i colleghi musicisti. Il valore della libertà non l’ha mai abbandonata ed è ben saldo in lei anche questa volta. La stessa scelta della cover di Chimica lo dimostra, un chiaro e voluto omaggio a Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli – il suo idolo – di cui cantava le canzoni nelle parrocchie. Il videoclip, online da oggi, è un susseguirsi impetuoso e coloratissimo di scene e movimenti pieni di vitalità, di corpi lontani dalla bellezza stereotipata e dai canoni estetici pubblicitari, con lo sguardo rivolto all’estetica queer e al pensiero body positive. Ad un certo punto del brano sanremese (è prodotto dal duo di producer romani bbprod) si dice che “il mondo fuori è un ricordo”, “sottolineando anche l’importanza di un passato che non va cancellato”, aggiunge lei. “Ricordare – tiene a precisare – è fondamentale. La cancel culture è sbagliata. Per alcune persone è diventata un’ossessione, di certo non per me. Certe cose si possono cancellare, altre no. Io sono per ricordarle tutte e per dare a tutte la stessa importanza. Per esempio, non si può ricordare la Shoah e poi dimenticarsi delle faide. No, non si può, è vietato. Ricordiamoci di ricordare e basta”. E poi va via con la stessa velocità con cui è arrivata. Il collegamento si interrompe e noi ci portiamo dietro il ricordo del suo volto nascosto da grandi occhiali ghepardati, la sua folta chioma bionda e la sua voce inconfondibile che canta. "È una questione di chimica/Solo un po’/Solo un po’/è una questione di…”.