(foto Ap)

Che fine hanno fatto i moralisti del calcio in ginocchio?

Manuel Peruzzo

Di lanciare messaggi contro il razzismo inginocchiandosi prima delle partite non importa più niente a nessuno. Funziona così: prima recrimini, poi esulti se la tua squadra vince

Non capita spesso di vedere tanti milionari in ginocchio quanti ne vediamo a una partita di calcio. In ginocchio contro il razzismo o in solidarietà del Belgio o contro il nazismo senza se e senza ma. Non importa il motivo, l’importante è farlo al momento giusto, seguire l’istinto, il proprio cuore. E se non lo fai sei un mostro complice del razzismo e delle oppressioni plurisecolari, ma sentiti libero. Inginocchiarsi costa poco, fai bella figura, se sei fortunato qualcuno ti fischia e passi per martire e eroe. Se ci aggiungi una fascetta arcobaleno e un messaggio in favore dei diseredati ti compri l’affetto del pubblico. E che c’è di male?
 
La scrittrice Caitlin Moran ha descritto così il viaggio in taxi per Londra durante i supplementari: “Pub che esplodono, clacson che suonano. Per una squadra inglese che s’è inginocchiata, che indossa i braccialetti arcobaleno, che conduce una campagna contro la povertà infantile. Sembra una svolta culturale della stessa portata di quella dei Beatles”. Anzitutto cosa ci faceva in giro in taxi durante la partita? Ma la buona notizia è che si può lottare per i diritti civili da ubriachi. Sembra tu stia solo tifando la tua squadra e invece stai migliorando il mondo!
 
La mettiamo così? Dobbiamo rilanciare col ricatto morale. Tanto abbiamo capito che tenere la politica fuori da un evento sportivo è impossibile, e quando l’avversario imposta il discorso sulla virtù bisogna superarlo. Il punto è: come? Esistono oggi cause più spendibili della triade razzismo-omofobia-bambini poveri? Non me ne viene in mente nessuna. Cancro infantile, genocidio degli uiguri, spose bambine, deforestazione dell’Amazzonia, plastica nei mari, global warming. Non funzionano, non ci fai neanche i like di una foto con un panino al prosciutto. Il sorriso dei bambini poveri che non hanno niente? No, non ce ne fotte nulla del Rwanda. Ci potremmo inginocchiare per la Carrà ma sarebbe un lost in translation. Non possiamo che cedere: è per la brutalità della polizia di Minneapolis. Dobbiamo aiutarli a emanciparsi e diventare come noi dove la polizia è sempre civile.

Forse è inutile farsi problemi perché di inginocchiarsi non interessa già più niente a nessuno: quando sei in finale il resto passa in secondo piano. Era importante farlo a giugno ma ora siamo in luglio. Con l’impegno da divano bisogna controllare le timeline, un “siete complici del razzismo” può trasformarsi un minuto dopo al primo gol in “calpestami, fa di me ciò che vuoi”. Un like, una posizione da tenere. Un po' come se Adorno avesse cambiato idea sulle Cadillac o Navalny si fosse fatto un selfie con Putin per seguire il consenso popolare.

Funziona così: prima recrimini e poi esulti se la tua squadra vince. Le rivendicazioni non appartengono al campo della coerenza ma al campo della passione. E soprattutto vogliamo che siano altri a lottare per noi, interpassivamente: come i nostri cellulari vivono i nostri ricordi, deleghiamo anche la politica dell'impegno. Greta combatte per il clima, i calciatori combattono contro il razzismo e i cantanti contro l’omofobia. La società civile sceglie di rimanere un pubblico fedele il cui ruolo principale è quello di applausometro alle buone cause.
 
In questo come in altri campi gli inglesi sono sempre un passo avanti a noi. E pazienza se hanno fischiato l’inno danese, se hanno usato poco sportivamente i laser negli occhi contro il portiere durante i rigori, se hanno buttato due palle in campo, se venerano i reali (a proposito di privilegi bianchi) e se hanno un governo che da noi sarebbe sovranista e anti-europeo (forse tutta questa foga nei valori comuni europei è per espiare la colpa d'essersene andati sbattendo la porta?). SONO BUONI, ok? 

Noi invece entriamo in campo facendoci il segno della croce, quando ci fischia l'arbitro andiamo lì a gesticolare e a far le smorfie, e sembriamo tanti piccoli Pulcinella. Ci inginocchieremmo solo per la pizza, il Papa e la mamma. Siamo impresentabili, ma ancor peggio, siamo esattamente come ci immaginano gli inglesi. L'unico modo di sfangarla è giocare bene.

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