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Inginocchiarsi contro le discriminazioni rientra nella libera scelta individuale

Giuliano Ferrara

Basta petulanze! E’ un’invocazione, come quella che si fa in chiesa. Dove sta scritto che il bel gesto divide, che è correttista e partigiano, che è un ricattuccio morale verso chi non lo compie?

Mettere il ginocchio a terra non è corretto, è bello. E’ un bel gesto. Il “bel gesto” nel gergo ordinario e smagato dell’immoralismo spicciolo è considerato esibizionismo, ostentazione insincera. Ha ragione in questo Mattia Feltri, firmare appelli a ripetizione, ritrovarsi nella comunità benpensante e classificarsi tra gli intellettuali pubblici a prezzo modesto è un monotono e prolisso gesticolare morale. Ma un atleta che mette il ginocchio a terra in uno stadio è altra cosa. Allude alla posa nel senso della statuaria, ha un significato filosofico greco, è il famoso bello e buono che non ha a che vedere con lo sbandieramento della virtù o con la cupa grandezza del famoso pugno nella mano guantata di nero di Città del Messico, nel segno del Black Power.

La preghiera della rotula è un’invocazione, un raccoglimento spirituale testimoniato da una flessione umile come quella che si fa in chiesa, ma in più ha una radice universalmente pagana, ancestrale, esprime un’attitudine eroica, per essere banali omerica, davanti al coro della città riunita per una guerra che sta per iniziarsi e la dividerà. Su tutto: pretattiche, tattiche, brutti falli in difesa, passaggi e gol; ma non su questo. Dove sta scritto che il bel gesto divide, che è correttista e partigiano, che è un ricattuccio morale verso chi non lo compie? Da nessuna parte. Divide semmai l’acrimonia e in qualche caso la meschinità di chi lo fischia, lo contesta con gli argomenti rozzi di un maestro del brutto gesto, per esempio Trump, e arriva a impedirlo, come è successo, quello sì un brutto caso di censura popolare, nel caso dei giocatori francesi.

 

Se il tuo eroe sportivo takes the knee puoi ammirarlo o ignorarlo ma non fischiarlo. Quelli che insorgono o arzigogolano non sono affatto razzisti, sono insensibili al bello che c’è nel buono e all’assolutamente buono che c’è nell’assolutamente bello. Naturalmente è importante il contesto, molto più importante delle presunte solidarietà, nel caso con l’organizzazione Black Lives Matter. Quando si inginocchia la nostra cara Myrta Merlino, bè, nello studio televisivo e a casa è possibile si diffonda un certo senso del ridicolo. Lo stadio ha una sacralità che non possiede il plateau di un talk-show. L’epos della partita di calcio e dello speciale rapporto diretto con la folla riunita non è un tratto televisivamente riproducibile nel catino della chiacchiera.

E chi resta in piedi? Non ha alcuna importanza la scelta, che è individuale e seriale nell’uno e nell’altro caso, di chi non compie il bel gesto. Ai funerali e ai matrimoni non metto il ginocchio a terra e non faccio parte del coro dei fedeli, ma questo non mi impedisce di partecipare senza essere considerato un nemico di Cristo Gesù e non mi esime, per un obbligo morale interiormente sentito, di partecipare alla liturgia nella sola ma sapida occasione dello scambio di un segno di pace. La petulanza antirazzista è nociva, offende una lineare opposizione alla vergogna dell’ingiustizia sociale e del disprezzo verso ogni minoranza o diversità, ma i segni di pace, i bei gesti di invocazione, insomma il piegamento sul prato verde di quei ginocchi che sono spesso il tormento degli atleti, questo è il contrario della petulanza, è un esercizio di essenzialità che va semplicemente rispettato.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.