Sapore di Covid
Jerry Calà: "La mia Sardegna era da doppia libidine. Briatore? Non si può gioire per una malattia"
Intervista con l'attore icona degli anni '80. "Occhio a Cortina, porteranno il coronavirus anche lì”
Se c’è una differenza più di altre fra “noi e loro”, cioè tra chi viveva – prima di recitarli – film come “Sapore di mare” e i giovanissimi di adesso, sta tutta nella storia con la “esse” minuscola, quella piccola di ognuno. “Noi andavamo in discoteca per rimorchiare, ridere, formare compagnie”. E “loro”? “Loro vanno nei locali per far vedere che ci vanno. Per mostrarsi al tavolo e contare i like”: Jerry Calà, terminati gli spettacoli estivi, la racconta così mentre si rilassa nella sua casa di Verona. E se così la racconta lui, icona poi interminabilmente divo di quegli anni Ottanta, con mezzo secolo di carriera, bisogna credergli più che a un sociologo. Tutto conosce di quel mondo tranne il sentito dire ed è persino difficile capire se lo abbia più vissuto o rappresentato. “Adesso questi ragazzi stanno ai tavoli a stappare bottiglioni più grandi di loro, per cui si ubriacano troppo presto e lo sballo si mangia il divertimento. Anzi, a dirla tutta mi pare che neanche si divertano tanto”.
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