Columbus non celebra più Colombo

Redazione

La città americana elimina la festa del navigatore. “Era uno schiavista”

Ogni secondo lunedì di ottobre, molte aziende negli Stati Uniti rimangono chiuse per il Columbus Day. Da quest’anno la più grande città americana che porta il nome di Cristoforo Colombo, Columbus (Ohio), non osserva più la festa del celebre scopritore delle Americhe. Il sindaco Andrew Ginther, democratico, ha disposto le vacanze per il Veterans Day del 12 novembre. E pensare che nel 1992, per la festa dei cinquecento anni della scoperta dell'America, la città dell’Ohio aveva investito novanta milioni di dollari.

 

Ma il vento da allora è a dir poco cambiato.

 

Negli ultimi anni c'è stata una crescente spinta, in particolare da parte dei gruppi nativi americani e delle minoranze loro alleate, a eliminare il Columbus Day e sostituirlo con la Giornata dei Popoli Indigeni. Ormai è un trend: università, grandi e piccole città, stati persino, che cambiano il nome della festa di Colombo. Berkeley fu la prima università a muoversi in questa direzione. Washington e California sono tra i ventidue stati che non riconoscono più il secondo lunedì del mese di ottobre come vacanza.

 

E’ la grande febbre anti-occidentalista che imperversa in ogni angolo delle democrazie e di cui Colombo sarebbe un simbolo da epurare, un genocida indegno di essere celebrato. Come ha spiegato la confraternita The Order Sons of Italy in America in un saggio sull’argomento: “Colombo oggi è dipinto come un mercante di schiavi, un razzista e addirittura come ‘l’Hitler del XV secolo’. Non importa che l’Inghilterra abbia dichiarato fuorilegge lo schiavismo solo nel 1833, gli Stati Uniti nel 1865 e il Brasile nel 1888. Non importa neanche che alcuni stati del medio oriente, dell’Asia e dell’Africa continuino a praticare la schiavitù. La causa di tutti i mali per loro è Colombo”. E’ l’occidente.

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