Se Bannon ci spiega l'orgoglio per Colombo, è finita

Maurizio Crippa

“Gli italiani devono essere orgogliosi di Cristoforo Colombo. Non rinunceranno a questo simbolo senza combattere”

Domani è il 12 ottobre e almeno quelli come me cresciuti ai tempi della maestra unica, quando ancora ti lasciavano andare e venire da scuola anche a sei anni senza paura di incontrare Harvey Weinstein per la strada, si ricordano noiose mattine d’orgoglio e di disegni e pensierini sulle tre caravelle. Era una festa del popolo indigeno, nel senso noi italiani, e a nessuna maestra sarebbe venuto in mente di insegnare che la festeggiavano anche di là dal mare. Gli eroi e i navigatori eravamo noi, quelli erano soltanto stati scoperti, bontà nostra. Che festeggiassero pure loro il Columbus day, lo scoprimmo dopo, grandicelli. Come andrà domani, in posti come Los Angeles che ha deciso di celebrare la Giornata dei popoli indigeni, o ad Austin, Denver, San Francisco dove si sono scoperti tutti discendenti di Crazy Horse, non si sa. E, francamente, sono cazzi loro. Però da noi, a “Matrix”, è in arrivo un’intervista a Steve Bannon – sì proprio lui, quello di Breitbart – giunto per titillare l’orgoglio italiano: “Gli italiani devono essere orgogliosi di Cristoforo Colombo. Non rinunceranno a questo simbolo senza combattere”. E se ce lo deve dire lui, la versione politica di Weinstein, e nel giorno in cui il prode Puigdemont da Barcellona, dove pure Colombo vogliono sfanculare, dice: “Non abbiamo niente contro la Spagna e gli spagnoli… ma già da molti anni la relazione non funziona”, c’è qualcosa che non funziona più davvero, tra patriottismi e identità perdute.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"