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Leggere a ipervelocità

Eugenio Cau

La tecnologia cambia il modo in cui facciamo esperienza delle cose. In alcuni casi i cambiamenti sono banali, in altre circostanze riguardano l’antropologia e la biologia

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LEGGERE A IPERVELOCITÀ

 

Chi segue Silicio da qualche tempo sa che qui c’è una grande passione per i podcast e per gli audiolibri. Abbiamo dedicato un numero della newsletter a ciascuno dei due, con grandi onori. (Purtroppo non avevamo ancora iniziato a travasare le newsletter sul sito del Foglio, ma non escludo che possano esserci delle riedizioni). C’è un particolare che non ho mai rivelato, ed è come ascolto gli amati podcast e audiolibri.

Per esempio. Questo è un pezzettino di Risciò, il podcast sulla Cina tenuto da Giada Messetti e Simone Pieranni. Esce un lunedì sì e uno no e lo ascolto religiosamente – solo che lo ascolto velocizzato a 1.70x. Così (clicca sull'immagine per sentire il file audio):

 

 

Questo invece è un pezzettino dell’audiolibro di “Slaughterhouse-Five” di Kurt Vonnegut, recitato da James Franco (non ho ancora capito se è l’attore hollywoodiano, ma tant’è). L’ho ascoltato su Audible in pochi giorni la settimana scorsa, velocizzato a 1.50x – un po’ meno del podcast, d’altronde si tratta di un’opera di letteratura recitata in inglese. Così (clicca ancora):

 

 

Direte: questo è pazzo. Direte anche: sembra tanto un consiglio di lifehacking. Non esattamente. Ho cominciato ad ascoltare i podcast veloci veloci qualche anno fa, poi ho deciso di velocizzare anche gli audiolibri – viene una certa dose di soddisfazione dal finire un intero romanzo in una manciata di viaggi in metropolitana. Ma la cosa interessante è un’altra. Dopo un po’ mi sono abituato ad ascoltare le cose a ipervelocità.

Chi legge ebook sa di cosa parlo. Inizialmente passare dalla carta al digitale è scomodo, sembra che le frasi scivolino via dalla mente, che le cose rimangano meno in testa. Alcune ricerche sembrano confermarlo. La mia esperienza e quella di tanti che ho consultato dice però il contrario: dopo un po’ di perseveranza (parliamo di qualche mese) ci si abitua, e diventa vero il contrario: è la lettura su carta a essere un po’ fastidiosa.

La tecnologia cambia il modo in cui facciamo esperienza delle cose. In alcuni casi i cambiamenti sono banali: la musica digitale ha segnato la preminenza dell’ascolto della playlist rispetto all’album. In altre circostanze i cambiamenti sono più fondamentali, e riguardano l’antropologia e la biologia. Per esempio: tutti concordano sul fatto che la realtà virtuale e la realtà aumentata saranno tra le tecnologie fondamentali dei prossimi anni. Pochi sanno che la realtà virtuale fa venire la nausea a un sacco di persone. E’ un problema studiato da anni che non infastidisce solo chi vuole fare videogiochi con realtà virtuale. Molti piloti d’aereo non si possono addestrare con i simulatori di volo da professionisti perché gli viene la nausea.

E’ una specie di mal da tecnologia. Non siamo abituati a leggere ebook, non siamo abituati alla realtà virtuale, non siamo abituati a immagazzinare informazioni ad alta velocità. Non siamo abituati, ma lo saremo: la tecnologia ci sta cambiando.

  

P.s. Se vi piace l’idea di un podcast sulla Cina come Risciò, sicuro vi interessa anche l’idea di un’intera newsletter sull’Asia. La mia collega Giulia Pompili scrive tutte le settimane Katane, iscrivetevi, vale.

 


  

VALLEY E ALTRE VALLEY

 

 

Cosa è successo questa settimana

  • Ci sono stati due scandali belli grossi questa settimana. Il primo riguarda Strava, una app di fitness che rendeva pubblici i dati anonimi delle uscite di jogging dei suoi utenti per creare una bella mappa virtuale di tutti i percorsi compiuti. Bella, peccato che la mappa evidenziasse anche i percorsi fatti dai soldati nelle basi segrete degli eserciti di mezzo mondo.

 

  • L'altro non è uno scandalo ma uno scoop di Axios, secondo cui l'Amministrazione Trump avrebbe accarezzato l'idea di creare una rete 5G nazionale per evitare le intrusioni da parte della Cina. E' solo un'ipotesi circolata nel consiglio per la Sicurezza nazionale, ma ha fatto molto rumore.

 

  • Gli utenti di Facebook si stanno disaffezionando da Facebook, ma Facebook continua a fare soldi a palate, almeno secondo l'ultima trimestrale. Questo stupisce qualcuno?

 

 

 

 

 

  • Niantic ha fatto un finto documentario con i Pokemon al posto delle gazzelle e dei leoni. E Stephen Fry nella parte del narratore.

 

 

  • Ricorderete lo scandalo dei chip di Intel, che a causa di un problema di progettazione hanno aperto enormi falle nella sicurezza dei computer di tutto il mondo. Secondo il Wall Street Journal, Intel avrebbe avvertito del problema prima alcune aziende cinesi come Alibaba, e solo in seguito le autorità americane. Avvertire le aziende cinesi è come avvertire il governo, e significa dargli un vantaggio competitivo notevole.

 

  • Il mondo tech però è tutto un proliferare di vantaggiosi accordi tra compagnie americane e cinesi. Questa settimana BuzzFeed e Toutiao nel campo dei media e Google e Tencent nel campo dei brevetti.

 

 

 

 

 

  


 

VIDEO BONUS

Il New Yorker ha fatto un gran pezzo questa settimana sulle gare professionistiche tra piloti di droni. I piloti si mettono occhialoni collegati alle telecamere sul drone e li comandano in prima persona, gareggiando per superare ostacoli e raggiungere primi il traguardo. Il pezzo merita tanto, il video (qui sotto) di più.

 

Watch this video on The Scene.

 


  

LONG READ, METTETEVI COMODI

 

Il New York Times ha fatto un'inchiesta pazzesca su Devumi, un'azienda che vendeva milioni di finti follower di Twitter a istituzioni e celebrity di tutto il mondo. Morale: Twitter ha sempre detto che avrebbe preso provvedimenti contro i fake, non l'ha mai fatto per davvero.

 

Anzi: dopo l'inchiesta, piano piano, sembra che abbia iniziato – ma c'è stato bisogno dello scandalo.

 

A proposito di campagne di trasparenza: quella di Facebook, in Canada, non sta andando troppo bene.

 

Amazon si butta nel mondo delle assicurazioni sanitarie in America. Ben Thompson, analista coi fiocchi, prova a immaginare cosa sarà Amazon Health.

 

E' morto il fondatore di Ikea. La sua libreria Billy è utile per spiegare una lezione importante su come si fa innovazione partendo dalle basi, scrive Luciano Capone.

 

Cosa succederà al mondo quando l'intelligenza artificiale diventerà così facile da usare e da ottenere che sarà alla portata di tutti? Spunti sulla democratizzazione dell'AI.

 

Nel frattempo continua la guerra sull'intelligenza artificiale tra Cina e Stati Uniti.

 

Evgeny Morozov sul Guardian si pone una domanda interessante: e se i giganti di internet avessero esaurito internet? Se ormai, dopo aver fatto messe di tutti i dati degli utenti online, l'apparente infinità di internet iniziasse a stargli stretta?

 

C'è un grosso, grosso problema che riguarda il porno fatto con l'intelligenza artificiale. Cosa significa: è diventato possibile prendere un video porno e incollarci sopra la faccia di un personaggio famoso (ma non necessariamente, potreste essere voi) e renderlo credibile come se quel personaggio avesse davvero fatto un video hard. Se ne parla da tanto, ma un canale Reddit pieno di porno fatti così di recente è diventato famosissimo.

 


 

APP DELLA SETTIMANA

 

A proposito di tecnologie che scambiano le facce. Per darvi un assaggio di quanto siano avanzate potete usare FaceApp, una app molto di moda che non scambia le facce ai selfie ma le modifica in maniera credibile: rende sorridenti le foto corrucciate, aggiunge o toglie rughe, barbe, baffi. Qui per iPhone e qui per Android.

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.