Le reazioni

Femminicidi ed educazione alle relazioni, il monito dei presidi: "La scuola da sola non può farcela"

La voce dei dirigenti scolastici sull'introduzione di lezioni contro la violenza di genere nelle scuole, dopo l'uccisione di Giulia Cecchettin: "È un impegno quotidiano che richiede formazione"

Giorgio Caruso

"La scuola è una comunità educante basata sulle relazioni tra pari e tra adulti e ragazzi. L'educazione alle relazioni secondo me è quotidiana", dice Maria Brancati, preside dell'IIS Pertini - Falcone di Roma, commentando l'istituzione, in tutte le scuole, di un corso di educazione alle relazioni dopo la morte di Giulia Cecchentin, uccisa dal suo ex ragazzo. Ieri è stato presentato un progetto di sensibilizzazione del ministero dell'Istruzione che prevede corsi curricolari ed extracurricolari, oltre che un protocollo interministeriale con i ministeri della Famiglia e della Cultura per specifiche campagne comunicative. "L'ora di educazione all'affettività andrebbe a completare o implementare ciò che già di fatto si fa nella quotidianità all'interno delle scuole, ovvero, la disciplina dell'educazione civica - dice Annalisa Laudato, preside dell'IC Via Poseidone di Roma - quotidiano impegno che la scuola profonde nei confronti dei propri studenti".

Sicuramente la scuola gioca un ruolo fondamentale dell'educazione dei ragazzi, ci tengono a precisare i tre direttori scolastici, "ma la scuola da sola non ce la fa", dice Fabio Cannatà, preside dell'ISS Giorgio Ambrosoli e dell'IC Via delle Alzavole di Roma, che sottolinea come da sempre i suoi istituti si sono mossi nella prevenzione e nell'educazione al rispetto verso l'altro. "Nella mia scuola l'anno scorso abbiamo lavorato alla realizzazione di un cortometraggio che presenteremo venerdì proprio su questa tematica. E' chiaro che non ci siamo mossi per la cronaca, ci siamo mossi perché riteniamo che sia un tema fondamentale per la crescita dei nostri studenti".

Il lavoro su questi temi esiste e si fa dal basso, ma il dubbio degli addetti ai lavori è che la scuola non possa caricarsi di tutti i problemi sociali del paese. "La scuola non è l'unica agenzia educativa di questa società, è una delle fondamentali e prioritarie dato il fatto che i ragazzi trascorrono nelle aule circa sei ore al giorno, ma la famiglia è comunque responsabile del percorso educativo dei propri figli", aggiunge la preside Laudato.

L'altro nodo di un eventuale corso sull'affettività è capire come formare insegnanti che siano in grado di affrontare il tema. "Credo che una formazione sia d'uopo per tutti i docenti di ogni ordine e grado della scuola, affinché si possa interagire in maniera costruttiva e mirata sull'educazione all'affettività dei nostri giovani", dice la preside Laudato.

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