Matteo Bassetti (Ansa)

l'intervista

“Cambiare approccio: la dad va limitata solo ai positivi sintomatici”. Parla Bassetti

Annalisa Chirico

"I danni per i ragazzi sono incalcolabili, sia sul piano dell’apprendimento che della socialità. Un’intera generazione sta pagando un prezzo troppo alto, dobbiamo dire basta", spiega il direttore della Clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova

“Basta tamponi e quarantene per gli asintomatici. Chi non ha sintomi deve condurre la propria vita senza impedimenti”, parla così al Foglio il professore Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova. “Le scuole devono restare aperte, la dad va limitata ai positivi sintomatici. Se un bambino ha febbre e raffreddore, sta a casa tre giorni fino alla guarigione, poi torna a scuola”. Senza tampone? “Si potrebbe farne a meno ma, se così ci sentiamo più tranquilli, facciamogli pure un tampone. Tamponi soltanto per chi ha sintomi, altrimenti si blocca la scuola e si blocca il paese”.

 

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si è battuto come un leone per tenere le scuole aperte. “Ha fatto benissimo, se avesse seguito le Cassandre avrebbe commesso un grave errore. Parlo da genitore e da professore: i danni per i ragazzi sono incalcolabili, sia sul piano dell’apprendimento che della socialità. Un’intera generazione sta pagando un prezzo troppo alto, dobbiamo dire basta”. Secondo i dati ministeriali, l’88,4 per cento degli oltre 7 milioni di studenti italiani è in presenza, i presidi invece sostengono che metà delle classi sarebbe in dad. “Sui numeri si mettano d’accordo, dubito che il ministro parli a vanvera. L’Italia è tra i paesi europei che ha tenuto le scuole chiuse più a lungo. Al ministero della Salute prevale un approccio tetro e pessimistico, direi ‘leopardiano’, al Covid”. 

 

Roberto Speranza non sarà contento… “Serve un cambio di guardia per avere un cambio di passo. Al ministero, all’Iss, al Cts. Gli attuali decisori si sono fossilizzati in una lettura pessimistica e non evolutiva della pandemia. Le cose vanno meglio, il virus circola ma con oltre due milioni e mezzo di positivi non c’è alcuna emergenza nelle terapie intensive occupate, a livello nazionale, sotto il venti per cento. Nelle singole città o province dove si manifestano problemi seri, come in Sicilia, le cause sono il basso tasso di vaccinazione e la mancata programmazione”. In Liguria come va? “Qui l’ultima emergenza sanitaria risale a gennaio del 2021, da allora non abbiamo più visto ambulanze che non sapevano dove scaricare i malati. L’85 per cento dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato”.  Tornando alla scuola, non è facile districarsi nel labirinto normativo: alle elementari con un caso si applica la sorveglianza con test al primo e dopo cinque giorni, mentre con due casi scatta la quarantena e di conseguenza la dad per dieci giorni per tutta la classe. “I protocolli vanno cambiati al più presto. Sarei curioso di conoscere chi ha elaborato queste norme del tutto incomprensibili e ingiustificate dal punto di vista scientifico. Siamo alle solite: l’ufficio complicazioni cose semplici ammorba la vita degli italiani con burocrazia inutile che in questo caso rischia anche di far danni perché un tampone rapido o antigenico sbaglia una volta su due. Ripeto: i ragazzi sintomatici stiano a casa, esattamente come se avessero l’influenza. Torneranno in aula da guariti. Fare il tampone al resto della classe, per la presenza di un positivo, non ha senso. Così come non ha senso tenere in lockdown milioni di italiani per aver sfiorato un positivo. Di questo passo finiremo imprigionati dal Covid”. 

 

A Londra il premier Boris Johnson ha avviato una deregulation per tornare alla vita normale. “Non condivido il ‘liberi tutti’ anglosassone, l’obbligo di mascherina al chiuso andrebbe tenuto. L’Italia però è all’eccesso opposto: le norme in vigore andavano bene un anno or sono ma in questa fase ormai endemica, con un virus che nella variante Omicron circola così rapidamente, non puoi insistere ancora con tamponi di massa e quarantene”. Le file di italiani in attesa di un tampone fanno impressione. “Destano sconcerto perché c’è la fila per un test rapido che non serve a niente e poi vedi strade semideserte, ristoranti vuoti, aerei e treni mezzi vuoti. Questo sistema va urgentemente ripensato, serve un cambio dei decisori pubblici, altrimenti resteremo invischiati in una spirale di complicazioni. Abbiamo raggiunto il picco della quarta ondata, le terapie intensive sono sotto controllo, basta burocrazia”. 

 

Dovremo sottoporci a una quarta dose? In Israele non sta dando gli effetti attesi. “Dai primi risultati della somministrazione a personale sanitario e soggetti fragili, gli israeliani si sono resi conto che la protezione dal contagio non aumenta sensibilmente, forse per il breve intervallo di tempo dalla terza dose o per il mancato aggiornamento del vaccino. Gli ad delle grandi aziende farmaceutiche, a partire da Pfizer e Moderna, piuttosto che insistere su una quarta dose ravvicinata, dovrebbero lavorare alacremente per produrre un vaccino aggiornato che copra le varianti”. 
 

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