(foto Ansa)

Il piano Draghi per la scuola: vaccini e tamponi di massa. "Era ora", ci dice il capo dei presidi del Lazio

Luca Roberto

"Spero che il nuovo governo, con decisionismo, abbia la forza di imporre quelle riforme che per pigrizia o per interesse corporativo sono state messe da parte". Parla Mario Rusconi

Test rapidi di massa agli studenti, vaccini da indirizzare con priorità a insegnanti e personale scolastico. Il tutto per far ripartire la scuola, uno dei motori propulsivi su cui dovrà fare affidamento il paese. Quasi una rivoluzione, quella prospettata da Mario Draghi alle delegazioni dei partiti. E che fa capire molto dei punti cardinali attorno a cui l'ex presidente della Bce vuole costruire il proprio esecutivo: non solo affrontando l'emergenza sanitaria ed economica, ma anche e soprattutto quella educativa. 

 

"Solamente tra insegnanti e personale scolastico siamo di fronte a un milione di persone. In più ci sono 8 milioni di studenti, una massa enorme che entra in contatto quasi tutti i giorni. Era da un po' di tempo che come presidi chiedevamo che ci fossero anzitutto i tamponi fatti agli studenti", dice al Foglio il capo dei presidi del Lazio, Mario Rusconi, commentando le novità emerse dalle consultazioni. "Ben venga sia uno screening a tappeto per il personale della scuola, sia il vaccino per l'altro milione di impiegati della scuola. La nostra meraviglia è che a un anno circa dall'esplosione del Covid ci si stia arrivando probabilmente con un po' di ritardo. Ma meglio tardi che mai". 

 

Il nuovo governo sembrerebbe avere individuato nella scuola una delle sue priorità. È ben augurante? "La scuola italiana in Europa è stata tra quelle che ha chiuso maggiormente i battenti. E' stata messa da parte dal sistema politico. Ha bisogno di essere ripresa in mano dal futuro governo. I nostri ragazzi hanno perso quasi un anno dal lockdown in poi, quest'anno sono tornati a mozzichi e bocconi e non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi. Soprattutto i ragazzi delle superiori rischiano di essere promossi con un esame di maturità facilitato, ma avendo gravi difficoltà a superare i test d'ingresso nelle facoltà a numero chiuso. Questo non ce lo possiamo permettere", dice Rusconi. "Probabilmente sulla scuola c'è stata una certa disinvolta sinecura. Per far risparmiare agli italiani qualche decina con il cosiddetto cashback abbiamo visto centinaia di migliaia di persone riversarsi su tutti i viali delle grandi città, mentre si è deciso di mantenere chiuse le scuole... C'è sembrata una contraddizione piuttosto grande. Ma forse è perché la scuola in Italia non ha mai goduto di grande considerazione, soprattutto da parte dell'opinione pubblica". 

 

Non più tardi di ieri, sempre nei colloqui con i partiti, era fuoriuscita l'ipotesi di rivedere il calendario scolastico. Estendendolo fino a luglio, per recuperare giorni di lezione. È praticabile? "Si tratta di vedere come conciliare l'eventuale presenza a scuola dei ragazzi con gli esami di terza media e di maturità. A meno che non si decida di rimandarli a luglio inoltrato, cosa che vedo un po' difficile. Noi da anni chiediamo che si facciano dei corsi di integrazione e di recupero molto incisivi. È chiaro che possono essere fatti anche con la didattica digitale. Chiediamo che venga rifinanziata questa modalità, istituita dall'allora governo Fioroni. Speriamo che questo esecutivo, con il decisionismo che a mio parere lo dovrebbe contraddistinguere, abbia la forza di imporre quelle riforme che o per pigrizia o per sottovalutazione o per interesse corporativo sono state messe da parte". 

 

Non è l'occasione di rivedere, magari superare l'esame di maturità, ultimo e intoccabile totem della scuola italiana? "Sono proposte che una persona come me ha lanciato e visto lanciare da molto tempo", risponde Rusconi. "Il difetto delle innovazioni che ci sono state nella scuola è che sono state fatte a spicchi. Non c'è mai stata una visione complessiva, perché i governi durano 10 mesi. Gli americani hanno calcolato che per fare una riforma seria del sistema scolastico, per vederla applicata e fare i correttivi, ci vogliono dai 10 ai 15 anni. Quanti governi si succederebbero nel frattempo in Italia? Ben venga Draghi, perché finalmente da una disgrazia possa nascere qualcosa di positivo. Ne sarà capace la classe politica? Questo non lo so. Le future generazioni avrebbero il diritto di pretenderlo, ma non sempre sono ascoltate".

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