cattivi scienziati

Dal massacro di Bucha al Covid: così si può sconfiggere il virus del negazionismo

Enrico Bucci

Solo il metodo investigativo, la ricerca e il dubbio scientifico, possono fermare le manifestazioni di negazione della realtà, ormai sempre più diffuse e in grado di minare l'efficacia delle azioni o delle politiche adottate da una società. Dopo la pandemia e la campagna vaccinale adesso accade con la guerra

Di fronte alle migliaia di terribili testimonianze che arrivano dall’Ucraina, non si può non essere colpiti dall’ennesimo manifestarsi di una forma di negazione della realtà sempre più virulenta e sempre più aggressiva ed offensiva, che ricorre a invenzioni e artifici retorici di ogni tipo, pur di non accettare ciò che contrasta con la propria visione del mondo. L’affermazione fatta durante la pandemia che le bare di Bergamo fossero vuote o le riprese in terapie intensiva fossero una messinscena, prosegue senza soluzione di continuità nell’asserzione convinta che l’ospedale di pediatrico di Mariupol bombardato sia stato il set per una influencer incinta o che i morti ammazzati per le strade di Bucha siano in realtà attori.

Sebbene si possa essere tentati di credere che simili assurdità siano contribuite dalle menti assetate di notorietà di pochi, cinici narcisisti patologici, rifugiandosi nella consolatoria constatazione che la gran parte dei nostri concittadini e degli abitanti del mondo non condivida simili assurdità, proprio l’esperienza della pandemia ci ha dimostrato come la sistematica distorsione dei fatti in favore di una ricostruzione distopica della realtà può per esempio condizionare l’esito di una campagna vaccinale, e quindi la salute pubblica, in modo sufficientemente ampio da diminuire l’efficacia delle azioni intraprese da una società umana.

 

Sottovalutare la presa del negazionismo, inteso qui in senso generale come negazione di fatti e testimonianze solidamente ancorati nella realtà, non è una buona idea; anche perché, in fondo, il negazionismo è un utile mezzo di rinforzo della propaganda politica, sia essa ad opera di Putin o di un qualunque politico della nostra democrazia, e dunque viene coltivato più o meno selettivamente per interessi di parte molto spesso ben individuabili. Il problema è che viviamo in un’epoca in cui lo sviluppo di tecniche volte a smontare e ricostruire a piacere la percezione del mondo mediata dai nostri sensi è stata perfezionata a livelli inimmaginabili: dagli spettacoli teatrali, forma di intrattenimento che per millenni ha mantenuta ben chiara la demarcazione fra simulazione e realtà, si è passati attraverso fotografia, cinema e quindi realtà virtuale via via più realistica fino ad arrivare ai cosiddetti deep-fake, cioè all’uso dell’intelligenza artificiale per costruire filmati molto realistici, ove non è più nemmeno necessario un attore in carne ed ossa per attribuire azioni e parole a chiunque, utilizzando come una marionetta un avatar digitale irriconoscibile dalla persona fisica presa di mira.

 

Non solo: l’integrazione spinta della realtà virtuale con la realtà fisica, vale a dire l’obiettivo che ci si propone di raggiungere con la cosiddetta realtà aumentata, e la realtà totalmente virtuale sempre più realistica ed immersiva spingono verso nuovi traguardi di realismo la simulazione di realtà disegnate a piacere, in teoria per scopi accettabili o anche utili, ma in realtà illimitati anche nel loro potenziale uso malevolo. Si potrebbe identificare l’epoca in cui viviamo come quella in cui stiamo imparando sempre meglio e con sempre maggiore impegno ad ingannare i nostri sensi: gusto e odorato sono ancora marginali, ma ciò che è già stato realizzato per quanto riguarda tatto, vista e udito basta ed avanza a confondere la realtà in un modo tale, da rendere difficoltoso riconoscere ciò che è falso da ciò che è vero, ove si vogliano deliberatamente ingannare gli individui. È evidente che, in una situazione di questo genere, chi abbia voglia di sostenere che la guerra in Ucraina è solo un film, oppure che quanto trasmesso dalle nostre televisioni sia stato girato ad hoc dai servizi segreti Usa, o che i Tg abbiano trasmesso video impersonati da attori nelle nostre terapie intensive, può contare su un elemento nuovo e importante: la verosimiglianza tecnologica della propria affermazione, la possibilità tecnica effettiva cioè di realizzare quanto prospettato, una possibilità nota a chiunque abbia minima cognizione delle capacità dei mezzi di intrattenimento e dei Pc – dunque sostanzialmente a tutti.

 

Questo virus – il virus della destrutturazione tecnologica della realtà e della scomparsa dei fatti, sostituiti da fattoidi o percezioni utili a piacere a chi si vuole portare dalla propria parte per scopi economici o politici – deve essere fermato, perché lo sviluppo tecnologico, guidato dal motore economico, non si arresterà. Le mani scure dei morti che emergono dalla terra delle fosse comuni di Bucha non possono essere messe in discussione dagli allampanati esponenti di una cosiddetta commissione, i quali sfruttano la mera possibilità del falso tecnologico senza portare alcuna prova a sostegno di quanto insinuano: alla fine, il metodo investigativo, comune alla scienza e al giornalismo, deve tornare al centro, e il valore dei riscontri incrociati, delle testimonianze multiple, delle prove minutamente concordanti deve essere insegnato, fin dalla scuola, a tutti, insieme con i rudimenti dell’analisi dei fatti e della logica del dubbio scientifico, ben diverso dall’insinuazione sciatta e ignorante dei negazionisti che difendono il loro mondo inventato.

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