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Cattivi scienziati

Agli ideologi del bio si mostrino gli insetti creatori di pesticidi naturali

Enrico Bucci

Contrariamente a quanto si creda, l'uso della chimica di sintesi è quanto di più naturale ci possa essere, e ciò che si richiede è l’equilibrio, non la sua demonizzazione. Un esempio dal mondo animale

Per quanto ne sappiamo oggi, circa 10.000 anni fa alcune comunità umane cominciarono a evolvere in maniera sistematica la coltivazione delle piante, fino ad arrivare alla moderna agricoltura. La sicurezza alimentare a cui siamo abituati oggi è in massima parte dovuta a quell’innovazione, ed è grazie alle tecniche di agricoltura moderna che possiamo sostentare una popolazione di oltre otto miliardi di primati sul nostro pianeta.

Tuttavia, la sicurezza alimentare non va presa per garantita dall’esistenza di una natura benigna: i mezzi moderni per controllare la resa e la qualità del cibo che produciamo sono indispensabili, ed è nell’equilibrio fra i vantaggi produttivi da essi conferiti e i danni ambientali che essi possono causare se usati sconsideratamente che va ricercata la difficile soluzione al problema di un’agricoltura più rispettosa dell’ecosistema.

Questo vale particolarmente per quel che riguarda l’uso dei pesticidi: si ritiene da parte di molti che qualunque uso di queste molecole sia innaturale e quindi dannoso, ma la realtà è ben diversa. In realtà, l’uso della chimica di sintesi – per esempio nel controllo delle infestanti – è quanto di più naturale ci possa essere, e ciò che si richiede è l’equilibrio, non la sua demonizzazione.
Spero di poter convincere il lettore attraverso un esempio tratto da un’agricoltura molto, molto più antica di quella umana, che continua fino ai nostri giorni ed è portata avanti da milioni di individui sul nostro pianeta.

Le formiche del gruppo degli attini coltivano funghi in un processo simile all’agricoltura umana che si è evoluto circa 50-60 milioni di anni fa. Gli attini possono essere suddivisi in base alle loro coltivazioni fungine: quelli meno evoluti tendono a coltivare varietà meno specializzate, che nutrono con biomassa morta, inclusi detriti vegetativi e cadaveri di insetti. Gli attini più evoluti hanno invece selezionato nel tempo varietà di funghi che vivono solo nelle loro coltivazioni, proprio come i nostri ortaggi; e come la nostra frutta e verdura domesticate, queste varietà di funghi sono state selezionate perché dotate di rigonfiamenti speciali che forniscono una ricca fonte di nutrienti per la colonia. Come appena dimostrato, l’adattamento dei funghi è stato indotto dalla domesticazione, e quindi a tutti gli effetti si tratta di varietà agricole. Le formiche tagliafoglie sono gli attini più evoluti, e coltivano principalmente un certo clone del fungo Leucoagaricus gongylophorus; ogni regina, prima di formare una nuova colonia, ne stacca un pezzettino e lo pianta vicino alle uova nella prima celletta del futuro formicaio. Le formiche tagliafoglie, come dice il loro nome, tagliano attivamente il materiale fogliare fresco per nutrire la loro coltivazione di funghi, che fornisce l’unica fonte di cibo per le larve. Non solo: esse sono in grado di ottimizzare la composizione del concime fogliare per i propri “campi”, e provvedono regolarmente a riseminare nuovi funghi per rigenerare le risorse alimentari.

Ora, il problema è che esistono specie di funghi invasivi che, proprio come le nostre piante infestanti, minacciano di invadere e rendere inutilizzabile la coltivazione delle formiche tagliafoglie: quelli del genere Escovopsis, per esempio, possono ridurre alla fame una colonia. Le formiche rimuovono meccanicamente tutti i funghi infestanti che possono, ma questo, proprio come accadrebbe per le coltivazioni su larga scala che devono sostentare una città, non è sufficiente.

La soluzione evolutiva che ha funzionato è un’altra: il diserbo chimico. Le formiche tagliafoglie sono in grado di ospitare su pieghe specializzate della propria cuticola delle specie di batteri, anche questi tipici di questo speciale ecosistema, i quali secernono molecole a potente azione antibiotica, in grado di eliminare selettivamente i funghi infestanti e altri microorganismi dannosi. Non solo: i batteri che le formiche usano sviluppano per mutazione sempre nuove varietà di antibiotici, in modo da superare l’induzione di resistenza nei funghi infestanti, grazie alla simultanea presenza di tanti antibiotici leggermente variati e alla evoluzione nel tempo di questa miscela.

Il diserbo chimico, dopotutto, può essere perfettamente naturale; e lo sviluppo continuo di nuovi prodotti a questo scopo non è un’esclusiva della nostra agricoltura.

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