(foto EPA)

cattivi scienziati

Modificare i vaccini per ridurre le trombosi, si fanno passi avanti

Enrico Bucci

L'ultimo lavoro di Science prova a capire cosa ha prodotto i rarissimi casi indesiderati con la somministrazione di AstraZeneca, Johnson & Johnson e Sputnik. Per poter intervenire e ridurre ancor di più i rischi

Gli incidenti aerei sono eventi fortunatamente rari; così rari che in tutto il mondo le persone continuano a salire su aeroplani di ogni tipo e a viaggiare da un continente all’altro, salvo la possibilità di paure irrazionali. Tuttavia, quando un incidente sfortunatamente capita, inizia una lunga e complicata indagine che serve a capire le ragioni del disastro e, una volta che si sia riusciti a identificarle, a migliorare procedure, materiali ed eventualmente design utilizzati per gli aeroplani.

L’ultimo lavoro pubblicato su Science, che riguarda tutti i vaccini basati su vettore adenovirale (cioè AstraZeneca, Johnson & Johnson e Sputnik), si basa esattamente sullo stesso principio. Stabilito, cioè, che eventi trombotici definiti dagli autori del lavoro “effetti collaterali ultrarari”, osservabili solo in conseguenza della “più grande campagna di vaccinazione della storia”, capitano nei soggetti vaccinati a una frequenza così bassa da non influenzare in maniera apprezzabile il bilancio positivo rischio/beneficio della vaccinazione con questi vaccini, i ricercatori hanno comunque intrapreso lo studio dei meccanismi che potrebbero causare questi rarissimi effetti collaterali, in modo che dalla comprensione possa scaturire una prevenzione degli effetti indesiderati e un miglioramento di questi vaccini, il cui ruolo nel mondo non è sostituibile, considerati i problemi di logistica ancora associati alla distribuzione di vaccini a Rna.

In breve, con un’elegante indagine di strutturistica molecolare, i ricercatori hanno dimostrato che tutti i vettori adenovirali usati per i vaccini contro Sars-CoV-2 formano specificamente un complesso molecolare con il fattore 4 piastrinico, ovvero la proteina PF4, come suggerito dalla similitudine clinica fra gli effetti di coagulazione diffusa osservati dopo il vaccino e una condizione rara nota come trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Questo complesso tra il vettore virale e PF4 può indurre una risposta autoimmune contro la proteina PF4, stimolando cellule di memoria B; e vi è poi la possibilità, che onestamente gli autori riconoscono ancora da indagare, che questa risposta autoimmune inneschi a sua volta una coagulazione diffusa. Il tutto, come specificato correttamente dagli autori, in rari individui predisposti; il che è coerente con la bassissima frequenza osservata – per esempio, in Inghilterra, 73 morti successive alla vaccinazione su oltre 50 milioni di dosi somministrate.

Ricapitoliamo: i ricercatori hanno trovato l’interazione fra adenovirus e una proteina umana, che potrebbe costituire l’innesco per i rarissimi eventi dannosi osservati dopo la vaccinazione in individui predisposti. Questa interazione, se davvero dovesse risultare essere la causa di tali effetti, potrebbe fornire la guida per una modifica mirata dei vettori adenovirali, in modo da eliminare quelle porzioni di adenovirus che la causano; in questo modo, anche i rarissimi eventi trombotici a essa eventualmente riconducibili potrebbero essere evitati. E’ quello che accade quando gli ingegneri, a seguito di un incidente aereo e dopo una minuziosa analisi, identificano qualche possibilità di miglioramento della sicurezza del volo di un Boeing: si volava prima, e si volerà con un piccolo rischio in meno anche dopo la modifica. Abbiamo una prova di qualcosa che potrebbe richiedere una modifica, anche se l’indagine non è ancora conclusa: da questo, a fondare un movimento No fly contro i voli transcontinentali a causa dei rarissimi incidenti forse causati da ciò che gli ingegneri stanno trovando, ne passa di strada.

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