cattivi scienziati
Perché il tasso di trasmissione dei vaccinati non è affatto uguale a quello dei non vaccinati
Indipendentemente dalle varianti, in caso di infezione dopo il vaccino si osserva una carica virale molto minore nei soggetti infetti. Ragioni per correggere una comunicazione sbagliata
Ci risiamo. E’ estate, e la fantasia dei No vax si sbizzarrisce; di certo, questo è un fattore che spinge verso la stagionalità del virus. Purtroppo, però, in estate pare che ai proclami privi di fondamento dei No vax si associ anche una comunicazione sostanzialmente sbagliata, la cui origine è in dichiarazioni poco accorte, provenienti da personalità importanti del mondo medico, opportunamente piegate per rinverdire lo spettacolo dell’arena comunicativa.
Un’intervista a una radio, su un canale che ha sempre dato voce alle peggiori teorie cospirazioniste del mondo, è stata improvvidamente concessa dal presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi. Leggendone la trascrizione scopriamo il seguente virgolettato: “Il vaccino non protegge dal poter essere un ‘contagiante’. Sia il vaccinato sia il non vaccinato lo sono”. Certo che è così, perché in senso assoluto è vero che i vaccinati possono trasmettere il virus – basta ricordare che esistono i non responders, cioè coloro che non sviluppano immunità al vaccino, in una percentuale che a seconda del tipo di vaccino va dal 5 per cento in su. Ma detta in questo modo, nella testa delle persone immediatamente sorge l’idea che il tasso di trasmissione da vaccinati e non vaccinati sia lo stesso, per cui l’atto di non vaccinarsi sarebbe sostanzialmente scevro da responsabilità verso terzi. Invece non è affatto così, e piegare nei siti No vax le parole del presidente dell’Ordine dei medici non cambia le cose.
Guardando ai dati disponibili, il vaccino abbatte in due modi la trasmissibilità del virus (anche della variante Delta): diminuendo la probabilità di infettarsi e diminuendo la probabilità di trasmettere il virus, se nonostante tutto ci si infetta. Ma cosa succede dopo l’infezione, se si è vaccinati? Indipendentemente dalle varianti, in caso di infezione dopo il vaccino si osserva una carica virale molto minore nei soggetti infetti. Questo dato era noto già dall’inizio dell’anno, per le varianti allora circolanti e in Israele si era osservato che persino nei casi di sintomatologia più severa dovuti a infezione dopo vaccino, la carica virale risultava ridotta.
Recentemente si è osservato che soltanto alcune varianti riescono a infettare in maniera significativa soggetti vaccinati con Moderna o Pfizer, ma sempre a carica virale ridotta rispetto a quanto avviene per i non vaccinati; inoltre, in India, nonostante la simultanea presenza di diverse varianti, i vaccinati con vaccini cinesi o con AstraZeneca sono risultati infetti principalmente dalla Delta. Coerentemente con quanto osservato in un modello animale, questa ridotta carica virale dopo infezione post vaccinale è risultata associata a una trasmissibilità da pazienti vaccinati a terzi molto ridotta. Ciò è stato determinato in uno studio israeliano su un’ampia popolazione, in cui si è guardato alla generazione di nuovi positivi fra i contatti dei vaccinati e dei non vaccinati.
Siccome questo studio è stato condotto prima del sopravvenire della variante Delta, ci si può chiedere se esso si applichi nel caso di questa nuova e parzialmente immunoevasiva variante. Perlomeno per quanto riguarda la capacità della variante Delta di infettare i vaccinati, i vaccini proteggono; si aggiunge ora una valutazione dell’effetto protettivo dalle infezioni del 70 per cento da parte della vaccinazione con AstraZeneca in Inghilterra.
Considerando il peso combinato di questi e di alcuni altri studi, quindi, i dati indicano una riduzione della trasmissibilità di tutte le varianti, inclusa la Delta, grazie alla vaccinazione, sia perché chi è vaccinato si infetta di meno, sia perché, una volta infetto, la carica virale è minore e le infezioni causate a terzi di conseguenza decrescono. Certo, si vorrebbero avere e si avranno ulteriori dati; ma, come nel caso di moltissimi altri vaccini, quello che oggi sappiamo è che i vaccinati non sono affatto equivalenti ai non vaccinati nel costituire un veicolo di infezione per terzi, e per questo la mancata vaccinazione, se volontaria, rimane un atto di sostanziale irresponsabilità civile, e non solo un’azione autolesionistica.
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