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cattivi scienziati

I vaccini contro la variante Delta funzionano. Ecco come

Enrico Bucci

Dall'Inghilterra al Canada, fino a Israele, molteplici studi confermano l'efficacia dei sieri a disposizione, sia dal punto di vista clinico che da quello della trasmissibilità del virus

Credo possa essere di qualche aiuto sapere cosa dicono i dati circa l’efficacia dei diversi vaccini contro la variante Delta. Cominciamo dal vaccino Pfizer. Come già pubblicato su queste pagine, un’analisi del servizio di sanità pubblica inglese (Phe) ha mostrato come, su un campione di 14.019 casi di infezione da variante Delta, nei vaccinati con due dosi si verifica l’80 per cento in meno di infezioni, l’88 per cento in meno di malattie sintomatiche e il 96 per cento di ospedalizzazioni in meno. Questo studio consolidava un precedente lavoro del Phe che aveva mostrato come due dosi di vaccino Pfizer fossero efficaci nella percentuale suddetta nel prevenire le infezioni sintomatiche.

 

Un altro studio, da poco pubblicato su Nature da parte di un gruppo di ricercatori francesi ha trovato che, sebbene il livello di anticorpi neutralizzanti fosse ridotto, il 95 per cento dei sieri di soggetti che avevano ricevuto due dosi di vaccino Pfizer erano in grado di neutralizzare il virus. Voglio ricordare qui che la presenza di anticorpi neutralizzanti è risultata fortemente correlata alla protezione da malattia sintomatica. Si noti che, in questo studio francese, il livello di protezione offerto dall’infezione naturale nei confronti della variante Delta è risultato inferiore a quello del vaccino.

 

Uno studio canadese su 421.073 individui contagiati, per ora pubblicato come preprint, ha confermato in pieno il dato ottenuto dagli inglesi e quello ottenuto dai francesi: due dosi di vaccino Pfizer sono risultate proteggere all’87 per cento dall’infezione sintomatica, e l’immunità sviluppata in seguito a infezione naturale è risultata minore rispetto a quella vaccinale. Uno studio in Scozia su 19.543 soggetti infetti, pubblicato su Lancet, è ancora in accordo con i dati inglesi: nei vaccinati con due dosi si sono verificati il 79 per cento di casi in meno di infezione.

 

Rispetto agli studi inglesi, canadese, francese e scozzese, in una singola analisi riportata dal governo israeliano si afferma una diminuita capacità della doppia dose di vaccino Pfizer nel proteggere dall’infezione sintomatica in presenza della variante Delta (64 per cento contro valori superiori al 90) e nel prevenire l’infezione stessa (percentuale di protezione riportata sempre pari al 64 per cento). Tuttavia, i ricercatori hanno già allertato la comunità sul fatto che per questo studio non vi siano dati accessibili, e il governo potrebbe aver incluso casi asintomatici fra i sintomatici (come farebbe pensare la percentuale di protezione identica per le infezioni e per le infezioni sintomatiche). In ogni caso, anche in questo studio divergente rispetto a ogni altro si afferma un’elevata protezione conferita da due dosi di Pfizer nei confronti dell’ospedalizzazione, che è determinata essere del 93 per cento. Inoltre, va considerato che in Israele molti dei soggetti non vaccinati potrebbero comunque essere stati esposti al virus nelle intense ondate precedenti, con la conseguenza che anche fra i non vaccinati vi sarebbe una certa percentuale di immuni, che diminuirebbe la differenza nell’occorrenza di infezioni fra vaccinati e non vaccinati.

 

Per quel che riguarda il vaccino di Moderna, lo stesso studio canadese citato per Pfizer ha mostrato che una singola dose di vaccino conferisce una protezione del 72 per cento dalle infezioni sintomatiche; non vi erano dati a sufficienza per calcolare l’effetto di due dosi, ma è presumibile che esso sia allineato a quello di Pfizer. Infine, per quel che riguarda il vaccino di J&J, dati ad interim su un piccolo campione di sieri da 20 persone vaccinate, pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno mostrato che si trova un buon livello di anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta sia a 29 giorni che 8 mesi dopo la vaccinazione.

 

Insomma: per tutti i vaccini di cui disponiamo, al momento la maggiore immunoevasività della variante Delta non sembra costituire un grossissimo problema, certamente non dal punto di vista clinico. I vaccini non azzerano la trasmissibilità di questa variante, ma almeno quelli testati la diminuiscono fortemente; e sebbene un aumento dei casi sia inevitabile, dai dati risulta che questo aumento potrebbe essere fino a dieci volte peggiore in comunità non vaccinate. Chi ha completato il ciclo vaccinale, quindi, resti vigile, certamente, ma sereno; per tutti gli altri, gli hub sono aperti. Per chi, nonostante tutto, crede di avere dati o fatti migliori di questi, l’invito è a leggere i lavori o farseli spiegare da qualcuno competente. Potrà subito dopo misurare la forza delle prove che crede di avere contro i vaccini alla luce dei numeri riportati nella letteratura scientifica, ed imparerà certamente qualcosa di utile.

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