(Foto Ansa)

Cattivi scienziati

L'efficacia misteriosa e gli evidenti problemi del vaccino Sputnik

Enrico Bucci

Dalla Russia fanno sapere che il siero sarebbe efficace al 90 per cento anche contro la variante Delta, ma non ci sono dati o studi che lo dimostrino. Quel che è noto invece sono le difficoltà di produzione e i danni di una propaganda basata su false affermazioni

Il vaccino Sputnik, secondo il ricercatore responsabile del suo sviluppo, Denis Logunov, mostrerebbe contro la variante Delta un’efficacia di circa il 90 per cento. Di questo dato, derivato da una dichiarazione pubblica di Logunov, come al solito non sappiamo assolutamente nulla. Non sappiamo a cosa si riferisca il dato di efficacia, se alla prevenzione di ospedalizzazioni, di infezioni o di cosa; non abbiamo dettagli sul modo in cui sia stato calcolato; non sappiamo neppure a quanti individui si riferisca, e dunque quale sia il margine di errore intorno alla stima.

 

In compenso, sappiamo di vari problemi serissimi che affliggono la produzione del vaccino russo. Avevamo già visto l’Anvisa brasiliana rifiutare l’autorizzazione alla somministrazione del vaccino, sulla base della possibile presenza in alcuni lotti di adenovirus con capacità replicative, della impossibilità di ispezione di tutti i siti produttivi e in generale della scarsa fiducia nella qualità dei preparati forniti. In Slovacchia, la qualità insufficiente delle dosi di Sputnik frettolosamente acquistate ha provocato una crisi di governo, e oggi si pensa a vendere o donare 160.000 delle prime 200.000 dosi ordinate. In India, dove lo Sputnik prodotto in loco avrebbe già dovuto essere commercializzato, continui problemi produttivi risultano ancora ritardare la distribuzione; dettagli non se ne hanno, ma si conferma la difficoltà nel produrre il vaccino eterologo del Gamaleya.

 

Buon ultimo, è arrivata una settimana fa l’Oms, che punta il dito con precisione su alcuni serissimi problemi di produzione. Sono state in particolare evidenziate cross-contaminazioni dei batch prodotti e difficoltà di tracciamento dei singoli lotti, per quanto riguarda il sito produttivo di Pharmstandard-UfaVita in Russia, nel Bashkortostan, ove avviene parte del processo di “fill and finish” del vaccino. Ora, se le difficoltà incontrate nella preparazione di lotti di buona qualità del vaccino, l’opacità nella pubblicazione dei dati, la stantia campagna politica di promozione che vede in prima linea gli scienziati di quello che è certamente stato uno dei migliori istituti di ricerca russo, non avessero influenza altro che sulla possibilità di onorare i contratti sottoscritti dal produttore, il problema sarebbe certamente grave, ma non così quanto in realtà si sta dimostrando. In Russia, al momento, solo il 13 per cento della popolazione è completamente protetto; l’arrivo della variante Delta ha quindi immediatamente riempito ospedali e, purtroppo, cimiteri, e la cosa è evidentemente dovuta anche al sovraccarico del sistema sanitario, visto che la letalità apparente dell’infezione è in continua salita.

 

Le maggiori città della Russia, Mosca e San Pietroburgo, appaiono in forte difficoltà, come confermato anche dai sindaci; nonostante questo, pare di capire che il problema non sia solo la scarsa capacità di produzione del vaccino, ma soprattutto la scarsa propensione dei cittadini che, pur di fronte agli evidenti segni dell’epidemia, rifiutano l’iniezione. Questo è il vero frutto avvelenato del trasformare un vaccino in un’arma comunicativa, da utilizzare sì in politica estera, ma anche e soprattutto in politica interna, attraverso l’improvvida e poco credibile propaganda del “primo vaccino approvato al mondo” (falso e comunque legato al prendere scorciatoie durante la sperimentazione) e della maggiore efficacia (provata con dati traballanti e poco credibili, pur di fare prima). Lo Sputnik, una buona idea che poteva essere certamente un buon vaccino, è naufragato finora contro gli scogli dell’annuncio frettoloso, della produzione improvvisata, della boria nazionalistica e della nuova guerra fredda; e quando alla fine i dati, quelli veri, saranno palesi, sarà ormai tardi per giocare quel ruolo che un buon prodotto avrebbe potuto.

Di più su questi argomenti: