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Editoriali

I misteri sull'origine del virus

Redazione

La rimozione delle sequenze non dimostra nulla, può essere una prassi normale

Un ricercatore identifica alcuni dati che contengono sequenze del virus che risalgono all’inizio dell’epidemia di Covid a Wuhan e che erano state rimosse dall’archivio del National Institute of Health (Nih) americani. Sembra l’inizio di una spy story. Con ogni probabilità si tratta di una banale prassi di ciò che quotidianamente avviene nel lavoro di sequenziamento del virus. Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Research Center, scoperte le sequenze cancellate si è interrogato sui motivi della  rimozione. A rispondergli è stato il Nih spiegando come le sequenze siano state rimosse su richiesta del ricercatore cinese a causa di un aggiornamento e di una loro pubblicazione su un’altra banca dati. Una prassi normale, spiega al Foglio Giuseppe Novelli, professore di Genetica medica all’Università Tor Vergata: “La procedura è standardizzata. Il Dna del virus viene sequenziato in laboratorio. I sequenziatori raccolgono i dati in storage specifici. Abbiamo poi format per inviare i dati delle sequenze con alcuni programmi ad hoc. Si parte dal dato grezzo raccolto dal pc e si passa a questo sistema, fino al deposito in banche dati come quella Nih”.

 

Quanto alla cancellazione dei dati, “nessun mistero –  dice Novelli –. È possibile che ci si accorga di errori o che ci siano aggiornamenti e si chieda la cancellazione o modifica dei dati. A ogni modo, quelle sequenze sono state depositate al Nih e, anche se cancellate, credo che l’istituto abbia un dato grezzo conservato”. Per alcuni esperti la scoperta di Bloom potrebbe provare che il virus stesse circolando a Wuhan già prima di dicembre. Ma anche qui non si aggiunge nulla di nuovo: “Ci sono già tre lavori importanti sulla circolazione del virus prima di dicembre”, sottolinea l’esperto. In ogni caso, prima o poi si arriverà a conoscere le origini del Covid. Ne è convinto Novelli che traccia così la rotta: “Bisogna tracciare e sequenziare, sia per individuare nuove varianti che per comprendere l’origine del virus. Ma non lo si può fare con sequenze parziali”.

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