"Farmacie pronte a vaccinare, ma la legge va aggiustata", dice il presidente di Federfarma

Roberta Benvenuto

I farmacisti sono in prima linea, ma per Marco Cossolo "manca una modifica alla norma, che ne chiarisca i termini e che superi l'idea della supervisione medica, perché altrimenti l'attività è completamente antieconomica"

Le farmacie sono pronte, e "i vaccini si possono fare già dalla legge di Bilancio. È una norma che prevede che si possano eseguire in farmacia sotto la supervisione di un medico, da parte di un infermiere o di un altro operatore sanitario abilitato": così Marco Cossolo, presidente Federfarma, commenta la possibilità di una campagna di vaccinazione decentrata e portata avanti in maniera capillare sul territorio.

 

Ma, chiarisce, si tratta di "una norma piuttosto equivoca, nel senso che avrà delle difficoltà applicative. Pare che ci sia la volontà del governo di semplificarla. Manca una modifica alla legge, che chiarisca i termini entro cui questo si può fare e che superi l'idea della supervisione medica". Perché, spiega ancora il massimo esponente di Federfarma "altrimenti l'attività è completamente antieconomica, si raddoppia il numero di vaccinatori per la stessa persona, quindi non è una cosa praticabile".

 

Intanto "stiamo valutando, un protocollo, un'intesa a livello ministeriale. Nelle farmacie,si dovrebbe somministrare il vaccino Johnson&Johnson per la praticità, per la facilità d'uso, per la maneggevolezza".  Da quando? "Credo, ragionevolmente, dalla metà di aprile. Ma dipende anche da quando arrivano i vaccini", ha concluso Cossolo. Una posizione che ha trovato il favore degli stessi farmacisti: "Pronti a dare il nostro contributo, per il ruolo sociale che ci contraddistingue e per il fatto di essere un presidio sanitario", ci dice uno dei farmacisti romani che abbiamo intervistato.

 

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