Ora la sonda InSight ci spiegherà perché Marte è invecchiato male e la Terra no
Il lander è atterrato senza problemi: è la prima missione che studierà l’interno del pianeta rosso
Alle 21 del 26 novembre la sonda della Nasa “InSight” ha toccato il suolo marziano senza danni dopo un viaggio di 7 mesi. Gli ingegneri responsabili della missione hanno passato momenti intensi pieni di adrenalina sia prima che dopo l’ingresso in atmosfera marziana.
Non è mai facile atterrare su Marte, metteteci le condizioni meteo orribili, l'atmosfera sottilissima (l'1 percento di quella terrestre) ma da quando esiste l’esplorazione spaziale, considerando tutte le missioni su Marte, soltanto il 40 per cento ha avuto successo. Quindi un po’ di sana ansia e di tensione spaziale sono perdonati. Non avevamo dubbi comunque: la Nasa è l’unica le cui missioni siano sopravvissute a uno sbarco su Marte.
Per carità forse è più difficile trovare parcheggio durante una qualsiasi Notte bianca ma ogni tentativo è un viaggio verso l’ignoto come l’Ulisse dantesco. Fatti non foste ad atterrar come bruti.
InSight – che sta per Interior exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport – è la prima missione che studierà l’interno di Marte non solo per capire come si sia formato il pianeta ma anche per capire come mai, pur avendo la stessa età (4,5 miliardi di anni), Marte e la Terra non stanno condividendo lo stesso destino.
Wish you were here! @NASAInSight sent home its first photo after #MarsLanding:
— NASA (@NASA) 26 novembre 2018
InSight’s view is a flat, smooth expanse called Elysium Planitia, but its workspace is below the surface, where it will study Mars’ deep interior. pic.twitter.com/3EU70jXQJw
Prima di intraprendere strade diverse, in passato sono stati molto simili: tremendamente caldi, con alti valori di umidità, con una spessa atmosfera. Come due fratelli separati dalla nascita: la svolta avvenne tra i 3 e i 4 miliardi di anni fa. Marte smise di cambiare mentre la Terra continuò ad evolversi. Con i dati raccolti da InSight presto si potrà confrontare la Terra “verdeggiante” con il suo fratello desolato e “invecchiato male”. E non solo, lo studio sarà fondamentale se pensate agli esopianeti. Gli esopianeti sono i pianeti extrasolari e, da quando la Nasa lanciò la missione Kepler nel 2009, è diventata sistematica la ricerca di possibili pianetini blu come la Terra al di fuori del sistema solare. Insomma, per rispondere alla domanda “siamo soli nell’universo?” serviranno anche i dati raccolti da questa nuova sonda. Già, perché il concetto di abitabilità è molto vasto, ma una delle domande chiave sull'abitabilità di un esopianeta interessa le condizioni (e i passi, e i processi) che un “pianeta compie” per portare la vita.
Bene, sembra tutto facile? Assolutamente no. E poi stiamo calmi. Attivare una sonda e farla diventare operativa non è quasi mai una cosa istantanea. Prima di tutto gli ingegneri controlleranno l'ambiente, fotograferanno tutto il terreno e decideranno la location per ogni strumento. Poi ci vorranno dai due a tre mesi perché il braccio robotico disponga fisicamente gli strumenti sulla zona di atterraggio.
Come sappiamo dai film di fantascienza, non hai necessariamente bisogno di ruote per esplorare un pianeta. Infatti dopo l’atterraggio la sonda ha esteso i suoi pannelli solari, il braccio robotico e rimarrà perfettamente immobile. InSight non è un rover, InSight è un lander. Oddio che frase fatta. Forse ho appena scritto il prossimo slogan per la Nasa.
InSight è stata ideata e progettata per studiare un intero pianeta da un solo punto di osservazione. Un lavoro sedentario certo ma che consentirà di rilevare segnali in profondità sotto la superficie, compresi i terremoti e il trasporto di calore: come fosse un medico con il suo stetoscopio.
Mentre sulla Terra i terremoti vengono normalmente rilevati utilizzando una rete di sismometri, InSight ne ha solo uno - chiamato Seis. Seis misurerà le onde sismiche generate non solo dai terremoti ma anche dagli impatti dei meteoriti che cadono di continuo (per i più simpaticoni credo che il terremoto su Marte sia più corretto chiamarlo Martemoto). Poiché la velocità delle onde sismiche cambia al variare del materiale che attraversa questo aiuterà gli scienziati a dedurre da cosa sia composto l'interno del pianeta. I sismometri sono molto delicati: devono rimanere isolati per misurare con precisione. Il sismometro portato su Marte è talmente sensibile da rilevare vibrazioni inferiori alla dimensione di un atomo di idrogeno: sarà migliaia di volte più preciso di tutti i precedenti sismometri marziani. Per proteggerlo dalle forti tempeste di vento è stato progettato un guscio termico. Vai Seis e insegna agli angeli cos’è un Martemoto su Marte.
La sonda è dotata anche di un trapano con una punta lunga 5 metri (con un cavo al seguito pieno zeppo di sensori di calore) soprannominato “la Talpa” che bucherà la roccia marziana: servirà a rilevare il calore intrappolato all’interno del pianeta. Inoltre la missione, tramite due antenne, raccoglierà (e spedirà verso la terra) piccole variazioni (oscillazioni) nella rotazione del pianeta rosso. Ad oggi non è ancora chiaro se il nucleo di Marte sia solido o meno: comprendere le eventuali oscillazioni potrebbe risolvere questo interrogativo.
Gli interrogativi su Marte sono ancora tanti, le missioni in cantiere ancora di più.
Intanto sulla Terra siamo bravi a mettere tutto in discussione parlando del nulla: sono rimasto sorpreso nel ricevere la notizia sul crescente numero di adepti alla “Associazione della Terra Piatta”, associazione che sostiene l’ipotesi della “Terra Piatta”. Purtroppo per loro, la traiettoria e l’atterraggio di InSight confermano che anche Marte non sia piatto.
Fisica, reti e "Progetto Manhattan"