"Scie chimiche" (HrodebertRobertus via Flickr)

Il primo studio sulle scie chimiche smonta la bufala (ma non serve a nulla)

Eugenio Cau
Alcune teorie del complotto sono così ridicole che pare non ci sia nemmeno bisogno di smentirle. Prendiamo le scie chimiche, l’idea che sia in corso un gigantesco complotto globale ideato da una non meglio identificata plutocrazia.

Roma. Alcune teorie del complotto sono così ridicole che pare non ci sia nemmeno bisogno di smentirle. Prendiamo le scie chimiche: l’idea che sia in corso un gigantesco complotto globale ideato da una non meglio identificata plutocrazia con l’intento di irrorare dall’altro la popolazione di sostanze non meglio identificate per scopi che vanno dallo sterminio all’omosessualizzazione di massa fa rigirare Guglielmo da Occam e il suo rasoio nella tomba. Dovrebbe bastare un po’ di logica per smentire cotanta teoria, ma secondo una ricerca il 17 per cento della popolazione mondiale crede almeno in parte nelle scie chimiche, e il fenomeno ottiene giocoforza più attenzione di quanta meriterebbe.

 

E’ così che un gruppo di studiosi di varie università americane ha deciso di realizzare uno studio scientifico sulle scie chimiche, il primo al mondo sottoposto al processo di peer review, e dunque dotato del suggello della scienza convenzionale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, e interroga 77 scienziati di fama sul fenomeno delle scie, presentando loro le presunte “prove” del complotto globale, dalle fotografie degli aerei alle analisi chimiche, e chiedendo spiegazioni. Tra gli esperti ci sono climatologi, chimici e studiosi dei materiali. Tutti, senza esitazioni, smentiscono le teorie complottiste, tranne uno. Quando agli scienziati viene chiesto se hanno mai avuto prove di un programma segreto di irrorazioni, un esperto su settantasette (non identificato) dice che effettivamente sì, in una certa area una volta ha trovato livelli di bario fuori dalla norma. Non arriva a dare credito all’idea del complotto globale, ma quasi.

 

Così, lo studio che avrebbe dovuto essere la pietra tombale sul complotto delle scie si trasforma in una prova, l’ennesima, della penetrazione spaventosa di certe teorie perfino nelle fasce più educate della popolazione. Se uno dei 77 esperti del campo dà credito al complotto, perché stupirsi che lo faccia il 17 per cento della popolazione non esperta? Verrebbe facile parlare di mela marcia, ma il fenomeno è più profondo, e inquietante.

 

Lo studioso dissenziente, adesso, sarà esaltato da tutti i complottisti come un eroe che ha saputo tener fronte al sistema, e come prova dell’esistenza del complotto. Ma se anche tutti e 77 gli scienziati fossero stati d’accordo nel negare le scie chimiche, questo non avrebbe fermato le teorie complottiste: sarebbero stati tutti etichettati come venduti. Al Environmental Research Letters si sono dimenticati di un altro studio, quello che provava che sbugiardare i complotti non fa che rafforzare la convinzione di chi ci crede.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.