Un sit in di protesta di Greenpeace contro gli Ogm (foto LaPresse)

I Nobel contro Greenpeace: "Basta con l'opposizione dogmatica agli Ogm"

Luciano Capone
110 scienziati chiedono di finirla con una campagna basata su emozioni e disinformazione, che impedisce di salvare la vita a milioni di persone: “Quanti poveri devono morire ancora? È un crimine contro l’umanità”. Greenpeace non risponde

Più di cento, 110 per la precisione, premi Nobel per la medicina e la chimica (ma anche per la fisica e l’economia) hanno scritto un appello in cui chiedono a Greenpeace di smetterla con la sua opposizione ideologica agli organismi geneticamente modificati (Ogm). La lettera, indirizzata alla più importante associazione ambientalista mondiale, alle Nazioni Unite e ai governi di tutto il mondo, chiede di porre fine a una campagna anti ogm che impedisce di salvare la vita e migliorare le condizioni di salute di milioni di persone. Il caso emblematico è quello del Golden Rice, il riso arricchito con vitamina A che può curare milioni di bambini nei paesi in via di sviluppo dalla carenza di vitamina A che causa inibizione della crescita, deformazione della struttura ossea e cecità. “Esortiamo Greenpeace e i suoi sostenitori a riesaminare l’esperienza degli agricoltori e dei consumatori di tutto il mondo con le colture e gli alimenti migliorati attraverso la biotecnologia, a riconoscere i risultati di autorevoli organismi scientifici e delle agenzie regolatorie, e ad abbandonare la loro campagna contro gli ‘Ogm’ in generale e il Golden Rice in particolare”, scrivono i Nobel.

 

La lettera, come riporta il Washington Post, è nata su input di Richard Roberts, direttore scientifico del New England Biolabs, e di Phillip Sharp, vincitore nel 1993 del premio Nobel per la medicina per la scoperta dello splicing dei geni. “Le organizzazioni che si oppongono alla coltivazione moderna, con Greenpeace in testa, hanno ripetutamente negato questi fatti e si sono opposte alle innovazioni biotecnologiche in agricoltura. Hanno dato una rappresentazione ingannevole dei loro rischi, benefici e impatti, e hanno sostenuto la distruzione criminale di progetti di ricerca ed esperimenti sul campo approvati”, qualcosa che è avvenuto anche in Italia con la distruzione di oltre 30 anni di ricerche su alberi da frutto su cui aveva lavorato il prof. Eddo Rugini dell’Università della Tuscia.

 

Gli scienziati ricordano che “le agenzie scientifiche e regolatorie di tutto il mondo hanno ripetutamente e coerentemente riconosciuto le coltivazioni e gli alimenti migliorati attraverso la biotecnologia come ugualmente sicuri, se non più sicuri, di quelli derivanti da qualsiasi altro metodo di produzione. I loro impatti ambientali hanno dimostrato più volte di essere meno dannosi per l’ambiente e un vantaggio per la biodiversità mondiale”. Proprio il mese scorso, su questi temi, si erano pronunciate le National Academies of Sciences, Engineering and Medicine, ovvero l’insieme delle accademie che svolgono consulenza scientifica indipendente per il governo americano, con uno studio che ha analizzato tutta la letteratura scientifica sul tema degli ultimi venti anni e che ha confermato, ancora una volta, che gli Ogm sono sicuri per l’uomo e l’ambiente. Secondo il comitato non c’è alcuna differenza tra le colture ogm e quelle non ogm. Anzi, paradossalmente, vista la mole di analisi e controlli di cui sono oggetto, si hanno molte più informazioni e garanzie sui cibi geneticamente migliorati rispetto a quelli convenzionali.

 

La lettera dei 110 premi Nobel si chiude con un invito a Greenpeace a “cessare la sua campagna contro il Golden Rice” e gli Ogm in generale e con un appello ai governi di tutto  il mondo a “respingere la campagna di Greenpeace” perché “l’opposizione basata sui dogmi e le emozioni ma contraddetta dai dati deve essere fermata”. La chiusura dell’appello è molto dura e invita tutti, dagli ambientalisti alle istituzioni, ad assumersi le proprie responsabilità: “Quanti poveri nel mondo devono morire prima che noi consideriamo tutto questo un crimine contro l’umanità?”. Per ora Greenpeace non risponde.

 


 

Questo articolo è stato aggiornato il 1° luglio. Nella precedente versione i Nobel firmatari della lettera erano 107, ora sono 110. L’appello è aperto e si stanno aggiungendo altri sottoscrittori.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali