Vaccino per il covid - foto Ansa

L'editoriale dell'elefantino

Bonus vaccino: basta rompere le palle allo stato

Giuliano Ferrara

Si sa cos’è il Covid, si sa che è in giro la quinta dose, ottima e abbondante. I siti funzionano, anche i centri e le prenotazioni. Chi ha detto che le cose non vanno? Ma perché siamo diventati così masochisti? 

Ci vorrebbe forse un Superbonus al 110 per cento per la nuova campagna vaccinale. Uno va, si vaccina e lo stato gli paga una tantum il costo del vaccino aumentato di dieci punti percentuali. Poi Giorgetti e l’Eurostat e Gentiloni in qualche modo faranno. La moneta deve girare, come sta imparando a sue spese perfino la Germania con i suoi bilanci fino a ieri immuni da debito ovvero colpa. Poi direi, in combutta con Meloni, Fazzolari e gli altri ardenti propugnatori di deroghe e proroghe del famoso Superbone, direi: aridatece Conte, Speranza e magari anche Fraccaro.

 

 

È come da Boris Johnson, che ha vaccinato gli inglesi prima e meglio di tutti gli altri, in gara con gli italiani, fantastici sia con Arcuri, detto damnatio memoriae, sia con Figliuolo, futuro capo di stato maggiore delle Forze armate. Ora lo vogliono processare, aridatece Boris, per un cicchetto a Downing Street, roba da matti. Nonostante la figuraccia rimediata dal parlamentare virologo Crisanti, va avanti una commissione sul Covid. Tutto sbagliato, tutto da rifare. Folclore puro, Bartali. E si levano alti lai per la campagna di vaccinazione o quinta dose che va male. Ma dove? Ma come? 

Mia moglie è andata in giro a raccogliere applausi per il suo bel film su Rol e oltre ai clap clap si è beccata il Covid. Se l’è cavata in cinque giorni, assistita da me senza mascherina (sono un fumatore accanito, quindi immune secondo The Lancet). Però mi sono detto: facciamo sta quinta dose, che volevo evitarmela per noia. Detto fatto. Il vecchio sito, la prenotazione efficientissima, i vaccini ci sono e tanti, i centri pure, la data era di mia scelta, e ravvicinata se lo desiderassi, non era più a disposizione la comoda farmacia del San Gallicano, un tempio, ho optato per Primavalle, ridente periferia della mia città di origine. Un’ora di fila tra gente paziente e simpatica, panchine a disposizione, nel cortile di un vecchio asilo fascista benemerito, sole, aria fresca e insieme tiepida da dicembrata romana, personale magnifico, numeretto E32, vaccinazione e via. Ma chi ha detto che le cose non vanno? Ma perché siamo diventati così masochisti? 

Il bonus edilizio tutto nelle tasche di truffatori e ricchi. Non è vero, chiaro. Molti bei rifacimenti e dovuti da anni, molte messe in sicurezza, molte facciate ridipinte per la gioia di chi guarda, molti posti di lavoro, molti impresari che si faranno la casa a Cortina o ad Anzio (che male c’è?), un impulso alla famosa crescita e ricrescita, e qualche truffa come sempre quando si tratti di denaro pubblico, e se è per questo anche privato (il quartierino, il culo degli altri eccetera). Il conto Eurostat, miserabile contabilità, sarà pagato, ben altri conti abbiamo ripianato. Lo stesso grandissimo Draghi, e auguri per la commissione, ha eccepito, come uno statista non può non fare, ma ha prorogato, come uno statista non poteva non fare. 

Ora la lagna dei vaccini. Si deve comunicare. Si devono fare gli open days, happy days, gli ultimi giorni dell’umanità, giorni travestiti da giorni, si devono nominare altri commissari, militarizzare e convogliare. No, si sa che è in giro la quinta dose, ottima e abbondante, si sa che cosa è il Covid, ne abbiamo parlato e straparlato per tre quattr’anni, si sa chi è a rischio e chi no, la TV ci ha informato, internet è lì per quello, gli acciacchi ognuno se li conosce addosso, l’età pure. E allora? Ma vaccinarsi senza rompere le palle alla società civile e allo stato è proprio impossibile?

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.