Unsplash

cattivi scienziati

Prima della prossima litania No vax

Enrico Bucci

Un nuovo articolo su Nature descrive come, a partire dai vaccini a Rna, le nostre cellule sintetizzano piccolissime quantità di una miscela di antigeni erronei, e come questo può essere evitato. Prima che questo interessante risultato si trasformi nell’ennesimo cavallo di battaglia dei no-vax, vediamo di cosa si tratta

I vaccini a Rna contro SARS-CoV-2, come ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, sono la singola classe di agenti terapeutici più studiata della storiaCome prototipo delle nuove possibilità di utilizzo di mRNA terapeutici, continuano ad essere esaminati sotto ogni punto di vista; non è sorprendente, quindi, che di tanto in tanto gli scienziati identificano qualche fatto nuovo e rilevante per il loro ulteriore miglioramento. Su Nature, è stato appena pubblicato un articolo  che ha un impatto sulla nostra comprensione della biologia molecolare di base circa i meccanismi con cui un RNA messaggero è utilizzato per produrre una proteina, ma ha anche una rilevanza applicativa concreta a causa dell'uso di nucleotidi modificati - i mattoni fondamentali del DNA o dell'RNA - per creare i vaccini a base di mRNA e altri agenti terapeutici basati sulla stessa tecnologia.

Lo studio in questione dimostra che l'uso di nucleotidi modificati può far rallentare la macchina molecolare che legge la ricetta codificata dall'mRNA per produrre proteine - il ribosoma - facendola rallentare, poi arrestare e quindi riprendere la lettura, ma iniziando talvolta da un punto leggermente diverso. La maggior parte delle volte, questo porta a risultati senza senso e il processo si ferma, ma raramente ciò può portare alla produzione di una sequenza di amminoacidi imprevista, una proteina cioè nuova che non era nelle intenzioni produrre. Cosa significa questo? Oltre alla risposta immunitaria indotta dal vaccino contro la proteina che si intendeva colpire (la Spike, nel caso dei vaccini contro SARS-CoV-2), possono anche verificarsi altre risposte immunitarie minori che rivolte contro le sequenze proteiche casualmente prodotte dal processo che abbiamo visto. Questo è stato dimostrato sia nei topi, sia in un gruppo di esseri umani che avevano ricevuto vaccini a base di mRNA. Le risposte immunitarie minori sono state osservate nei linfociti T di alcuni, ma non di tutti, i vaccinati con mRNA, perché il processo di produzione di antigeni “sbagliati” è davvero minoritario, visto che, in generale, lo “scivolamento” del ribosoma prodotto dai nucleotidi modificati provoca nella maggior parte dei casi semplicemente la fine del processo di produzione di proteine e visto che le proteine aberranti prodotte sono molto diverse fra loro, a causa del fatto che l’inizio della loro produzione avviene in punti casuali della sequenza di mRNA usata nel vaccino.

Per questo motivo, è importante capire che i dati interessantissimi appena pubblicati da Nature sono importanti e utili, ma ciò non implica in alcun modo che siano in discussione le solidissime prove sulla sicurezza di questi vaccini, che sono stati somministrati più di 13 miliardi di volte dal 2021: il processo appena scoperto, cioè, è sia raro, sia eterogeneo, sia slegato da qualunque risposta pericolosa (è in sostanza equivalente all’esposizione a qualcuno dei milioni di antigeni con cui ogni giorno veniamo in contatto). D’altra parte, i vaccini a base di mRNA non funzionerebbero senza l'uso di nucleotidi modificati, perché sarebbero distrutti dal sistema immunitario prima di poter funzionare, e nonostante ciò che alcuni in mala fede certamente diranno, il numero di persone per cui si è evitata l’ospedalizzazione dovuta a SARS-CoV2, la morte o anche “solo” la sindrome long-Covid è enorme, un risultato che, all’inizio della pandemia e prima dei vaccini a RNA, non era affatto scontato.

Peraltro, anche se è possibile che alcune persone manifestino risposte immunitarie a queste piccole proteine generate per errore, l'unica volta in cui è possibile che vengano esposte allo stesso bersaglio è per un breve periodo (alcuni giorni) dopo la vaccinazione successiva, con una probabilità tuttavia bassissima, a causa del meccanismo sostanzialmente casuale della generazione delle proteine sbagliate. Infine, per il caso di futuri farmaci a RNA, per esempio in ambito oncologico, che dovessero richiedere molte dosi ed un uso più prolungato e a dosi più alte di RNA, aumentando quindi la possibilità di produzione di prodotti non voluti a partire dall’RNA utilizzato, i ricercatori dello studio appena pubblicato hanno già identificato e dimostrato la fattibilità di una soluzione che previene alla radice la generazione di quei prodotti, così evitando l’ostacolo che si potrebbe creare.

Naturalmente, sono certo che tutti i cospirazionisti del mondo antivaccinista stanno già scrivendo i loro post in inglese per invadere i social con notizie circa gli effetti imprevisti e pericolosissimi “dimostrati da Nature” dei vaccini a RNA; come sempre, gli epigoni nostrani riprenderanno, spesso malamente, quei post e quei messaggi per alimentare la paura dei vaccini; ma da una parte ci sono loro, i loro social e talvolta le loro lauree sprecate; dall’altra, invece, c’è la montagna di dati sulla sicurezza e l’efficacia di questi vaccini e l’intera comunità scientifica, che, a dispetto dei cospirazionisti, continua a investigare a fondo i vaccini e gli RNA terapeutici in ogni caso, pubblicando in modo trasparente e ben controllato i propri risultati.

Di più su questi argomenti: