Che conseguenze avrà lo stop dell'Ue ad AstraZeneca

Giovanni Rodriquez

La Commissione europea non rinnova il contratto per il vaccino anti Covid oltre la scadenza prevista per fine giugno. Una decisione che non avrà un impatto immediato sulla campagna vaccinale ma che potrebbe avere ripercussioni per altri aspetti

Semaforo rosso dalla Ue per AstraZeneca. Per il momento la Commissione europea non ha infatti rinnovato il suo contratto per il vaccino anti Covid sviluppato dall’azienda anglo-svedese oltre la scadenza prevista per la fine del prossimo mese di giugno. A chiarirlo è stato il Commissario al commercio interno europeo Thierry Breton: "Non abbiamo rinnovato l'ordine dopo giugno vedremo cosa succederà". 

 

 

Ricordiamo che nelle scorse settimane l’Europa aveva deciso di adire le vie legali contro l’azienda per inadempienza dell’accordo di acquisto anticipato sulla fornitura del vaccino. A ogni modo, come specificato da un portavoce dell’Esecutivo comunitario, "la consegna di tutte le dosi previste dal contratto in vigore con AstraZeneca resta una priorità per noi. Il contratto resta in vigore fino alla consegna dell'ultima dose”.

 

 

La decisione - seppure momentanea - della Commissione Ue non avrà quindi un impatto immediato sulla campagna vaccinale dal momento che, già dall’aggiornamento del piano vaccinale italiano dello scorso 23 aprile, si prevedeva la conclusione delle consegne delle ultime dosi acquistate di AstraZeneca per la fine di settembre. Non ne sono previste altre - almeno al momento - per l’ultimo trimestre del 2021. La decisione potrebbe però avere ripercussioni per altri aspetti. Il primo e più ovvio riguarda il poter contare su di un vaccino in meno dal prossimo mese di ottobre. Un vaccino che, come sottolineato dallo stesso Breton, resta “molto interessante e molto buono, soprattutto per le condizioni logistiche e le temperature cui può essere trasportato e conservato”.

 

 

Il secondo, invece, ha a che vedere con il nuovo possibile danno di immagine nei confronti di questo prodotto. A differenza di quanto avviene per Pfizer, i dati di utilizzo di AstraZeneca rispetto alle dosi consegnate si mantengono in Italia costantemente al di sotto dell'80 per cento. La confusione generata con le diverse indicazioni succedutesi in questi mesi sulle fasce d’età alle quali somministrarlo, così come la forte eco mediatica su alcuni rari casi di gravi eventi avversi che aveva portato ad una sua breve sospensione in larga parte dell’Europa, avevano contribuito ad alimentare un clima di crescente scetticismo, non tanto verso l’efficacia quanto sulla reale sicurezza di questo vaccino. 

 

Ultimo esempio in ordine di tempo è quanto sta accadendo nella regione Lazio. Nella giornata di ieri è stato comunicato l’esaurimento di tutti gli slot disponibili per la prenotazione del vaccino Pfizer per il mese di maggio. Restano invece disponibili ancora, sempre per lo stesso mese, oltre 100 mila slot di prenotazione per sia per il vaccino di AstraZeneca che per il monodose di Johnson & Johnson, anche quest'ultimo oggetto di alcune attenzioni sia da parte dell’Ema che delle agenzie regolatorie nazionali per rari eventi avversi simili a quelli registrati per AstraZeneca. Ancora più eclatante quanto si registra in Sicilia dove circa la metà delle dosi consegnate del vaccino anglo-svedese resta inutilizzato all’interno dei frigoriferi.

 

 

L’attuale indirizzo di utilizzo in via preferenziale per gli over 60, a causa delle segnalazioni di questi rari eventi avversi registrati nelle fasce d’età più giovani, come evidenziato nelle scorse settimane, prima dal commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e poi dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, potrebbe essere rivisto già nelle prossime settimane alla luce dell’apertura della vera fase di vaccinazione di massa, una volta messi in sicurezza tutti gli over 60. Ma il rischio è che questa ennesima ‘bocciatura’ da parte dell’Europa, formalmente per via della presunta inaffidabilità nelle consegne da parte dell’azienda anglo-svedese, possa essere percepita dalle persone come un ulteriore segnale di scarsa affidabilità per questo vaccino. La conseguenza sarebbe quella di non riuscire ad utilizzare a pieno gli oltre 26 milioni di dosi di AstraZeneca che - si spera - vengano consegnati tra luglio e settembre. Un’eventualità, quest’ultima, che farebbe slittare nel tempo il raggiungimento degli obiettivi di immunità di comunità fissati nel piano vaccini di Figliuolo.

 

 

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