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Editoriali

Vaccinare è la vera precauzione

Redazione

L’Ema mostra che l’Italia ha sbagliato a sospendere Johnson & Johnson

Un verdetto già scritto. L’Ema, in un parere fotocopia rispetto al caso AstraZeneca, ha affermato che: anche per il vaccino Johnson & Johnson i benefici superano i rischi; i possibili effetti collaterali sono molto rari; e non ci sono indicazioni per limitarne l’uso per età o genere. Viene quindi da chiedersi come si è arrivati allo stop di una settimana. Negli Stati Uniti, il 13 aprile si era deciso di fermare le vaccinazioni con Johnson & Johnson a seguito di 8 eventi avversi rari segnalati su 7 milioni di vaccinazioni. La decisione avvenne per quello che la stessa autorità regolatoria statunitense, la Fda, definì un “eccesso di precauzione”. Eccesso che, come ammesso dal direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, è anche dovuto al fatto che gli Usa hanno una sovrabbondanza di altri vaccini (Pfizer e Moderna) e possono permettersi di bloccare o non usarne altri senza compromettere né rallentare la campagna vaccinale.

 

Situazione ben diversa dalla nostra. Il primo carico dei vaccini di Johnson & Johnson, da 184 mila dosi, è fermo dal 13 aprile nell’hub di Pratica di Mare. Eppure, formalmente, il vaccino già approvato non è mai stato sospeso dall’Ema o dall’Aifa. Gli eventi segnalati dagli Stati Uniti sono sì simili a quelli di AstraZeneca, ma i numeri sono molto più bassi. Era quindi, a maggior ragione, ampiamente prevedibile l’esito della revisione dell’Ema. Seguendo quanto già deciso per il vaccino anglo-svedese, si poteva fin da subito tranquillamente utilizzare il vaccino sulla fascia di over 60: avremmo già immunizzato completamente 184 mila anziani (questo è anche l’unico vaccino monodose). La decisione di prendere tempo, senza peraltro alcun atto formale, proprio alla luce della situazione italiana, si è rivelata – com’era ampiamente prevedibile – una perdita di tempo che non solo non ha preservato la salute di nessuno ma, anzi, ha lasciato esposte al Covid persone a rischio e ha contribuito a rallentare una  campagna di vaccinazione già in ritardo rispetto all’obiettivo delle 500 mila vaccinazioni quotidiane.

 

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