La sicurezza è vaccinare

Su Johnson & Johnson, l'Europa non può avere la stessa "cautela" degli Usa

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

In America la Fda sospende a tempo Johnson & Johnson per sei eventi avversi su 6,8 milioni di dosi (lo 0,00000088%) e l'Italia mette in stand by 185 mila dosi.

Ci risiamo. Le 184 mila dosi del vaccino Johnson & Johnson appena arrivate in Italia resteranno “in stand by”. Sospese. Non verranno distribuite alle regioni né utilizzate. Questo è quanto emerso a seguito di un incontro tra ministero della Salute e Aifa dopo la decisione sul vaccino presa negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration e i Centers for Disease Control hanno infatti sospeso l’uso di Johnson & Johnson per la segnalazione di sei eventi trombotici “estremamente rari” analoghi a quelli correlati con il vaccino di AstraZeneca – trombosi del seno venoso cerebrale (Cvst) in combinazione con bassi livelli di piastrine (trombocitopenia). Tutti e sei i casi si sono verificati tra donne di età compresa tra 18 e 48 anni. Per avere il senso delle proporzioni, si tratta di 6 eventi su 6,8 milioni di dosi somministrate, e in un solo caso c’è stato un decesso mentre in un altro un ricovero in condizioni critiche. Se la correlazione venisse dimostrata, siamo quindi di fronte a un potenziale caso letale su 6,8 milioni (lo 0,00000015%) oppure meno di un caso di evento serio su un milione (lo 0,00000088%). La decisione, come sottolineato da Fda e Cdc è stata presa per “abbondanza di cautela” (sarebbe meglio dire: eccesso di cautela) alla luce di eventi “che sembrano essere estremamente rari”. Se la sospensione in Usa giunge inattesa, lo stesso non si può dire sui pochi casi avversi segnalati. Già la scorsa settimana l’Ema aveva avviato una revisione sui dati americani. Questi rapporti, spiegava l’Ema, indicano un “segnale di sicurezza” sottolineando come al momento non sia chiaro se esista un’associazione causale con il vaccino Johnson & Johnson.

Intanto, l’azienda in una nota ha comunicato la decisione di “ritardare il lancio del vaccino in Europa”. La decisione, che ha colto di sorpresa anche la Commissione europea che ha chiesto spiegazioni, è arrivata a poche ore dallo sbarco in Italia delle prime 184 mila dosi del vaccino Johnson & Johnson, e sembra riportarci indietro di un mese in una riedizione di quanto già vissuto con il vaccino di AstraZeneca. Proprio su quest’ultimo, ieri l’Aifa ha pubblicato una nota aggiornata indirizzata agli operatori sanitari. Sulla base delle indicazioni dell’Ema, l’Aifa scrive che “una relazione causale tra la vaccinazione con AstraZeneca e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile”. Parliamo, però, sempre di eventi molto rari che rendono il rapporto benefici/rischio nettamente a favore del vaccino. L’Aifa inoltre afferma che “in questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici”, ancora una volta in linea con l’analisi dell’Agenzia europea. Nel suo pronunciamento l’Ema infatti sottolineava come, sulla base dei dati e delle evidenze disponibili, non è stata trovata alcuna correlazione tra un possibile maggiore rischio per determinate fasce d’età o per genere, da qui la decisione di non porre limitazioni all’uso. Ma nonostante il parere coerente di Ema e Aifa, il ministero della Salute ha disposto un “uso in via preferenziale” di AstraZeneca per gli over 60, sottolineando però che resta approvato per tutti gli over 18 e non è quindi vietato l’utilizzo anche per le altre fasce d’età. Una decisione che formalmente dice che il vaccino è indicato per tutti, ma che nella sostanza e nel racconto pubblico lo ha fatto diventare sconsigliato ai più giovani.

Questa scelta ha contribuito disorientare i cittadini alimentandone una distorta percezione di scarsa sicurezza. Il timore è che lo stesso possa accadere per Johnson & Johnson. Ma la situazione tra America ed Europa è ben differente. Gli Usa, infatti, non solo sono molto più avanti nella campagna vaccinale, ma possono contare su ingenti quantità di Pfizer e Moderna. La Casa Bianca ha infatti dichiarato che la sospensione di Johnson & Johnson non avrà alcun impatto sulle vaccinazioni, che proseguiranno a un ritmo di 3 milioni al giorno. Di contro in Ue e in Italia, dove le dosi scarseggiano, un ritardo di Johnson & Johnson unito a una consistente tasso di rinunce nei confronti di AstraZeneca, può allontanare gli obiettivi di una campagna vaccinale che già procede al ralenti. Lo stop per un ipotetico decesso su circa 7 milioni di vaccinazioni sembra incomprensibile a fronte di circa 350 morti al giorno solo in Italia. Il principio di precauzione, se correttamente inteso, dovrebbe suggerire di vaccinare quanto prima il più alto numero di persone possibile. A partire, ovviamente, dai più anziani e fragili.