(Lapresse)

Vaccini: meno raccomandazioni, più sanzioni

Giovanni Rodriquez

Lo scaricabarile sui singoli per le priorità non funziona, servono norme precise e vincolanti

Sono più di 4,2 milioni i vaccini che verranno complessivamente consegnati tra il 15 e il 22 di aprile alle regioni. Oltre alle linee Pfizer, Moderna e AstraZeneca, farà il suo debutto anche Johnson & Johnson. E, per la prima volta, il commissario all’emergenza  Francesco Paolo Figliuolo fissa anche gli obiettivi di somministrazione da raggiungere a livello giornaliero e settimanale: “Per la settimana 16-22 aprile si stimano circa 315 mila somministrazioni giornaliere negli oltre 2.200 punti vaccinali in tutta Italia attivi”, spiegano dalla struttura commissariale.

 

Ma la stima delle somministrazioni per regione fatta dal Commissario appare conservativa, considerando che con 4,2 milioni di dosi a disposizione in una settimana, a cui si dovrebbero sommare circa 2,5 milioni di dosi ferme nei frigoriferi, le regioni hanno vaccini a sufficienza per  raggiungere l’obiettivo di 500 mila somministrazioni al giorno previste dal piano vaccini anche entro la prossima settimana. Numeri a parte, c’è un altro elemento ricorrente nella strategia vaccinale. Le responsabilità e le “colpe” continuano a ricadere sul singolo cittadino anziché sulle istituzioni che devono pianificare. Ormai è questo l’indirizzo che caratterizza scelte e indicazioni nella lotta al Covid, che prosegue a colpi di raccomandazioni, suggerimenti e moral suasion anziché atti vincolanti Ecco tre esempi.

 

Il caso AstraZeneca

 La scorsa settimana, dopo l’ennesimo pronunciamento sul vaccino AstraZeneca, l’Ema aveva deciso di non porre alcuna limitazione d’età dal momento che, sulla base delle evidenze disponibili, i benefici sono nettamente superiori ai rari rischi. Nonostante ciò, il ministero della Salute ha disposto un uso “in via preferenziale” per gli over 60, sottolineando però che AstraZeneca resta approvato per tutti gli over 18. Autorevoli scienziati come i presidenti del Cts Franco Locatelli e dell’Aifa Giorgio Palù sono arrivati a dire che, insomma, se un giovane vuole il vaccino AstraZeneca le autorità possono anche farglielo. Mesi a dire che i vaccini non si possono scegliere e ora si scopre che si può richiedere quello non ritenuto consigliato (non si sa in base a quale motivo).  La responsabilità viene quindi scaricata  sul medico che dovrebbe nel caso discostarsi dalle indicazioni preferenziali del ministero della Salute e, soprattutto, sul cittadino che potrebbe richiederlo. 

 

La seconda dose di Pfizer e Moderna 

Un’altra circolare del Ministero della Salute, ribadendo che l’intervallo ottimale tra le due dosi è, rispettivamente,  di 21 giorni per Pfizer e  di 28 giorni per   Moderna, ha disposto che in caso di necessità è possibile dilazionare di alcuni giorni la seconda dose non superando l’intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini.
Così la  valutazione dello stato di necessità, così come la scelta di dilazionare l’intervallo di tempo tra le due dosi, viene scaricata sulle regioni o sui singoli centri vaccinali.

 

I “furbetti” del vaccino

 Mario Draghi ha accusato un ipotetico “psicologo 35enne” di saltare la fila. E’ quantomeno singolare che il premier, dopo aver rivisto il piano vaccini, rivisto il documento sulle categorie da vaccinare in via prioritaria, disposto con il Decreto legge 44/2021 l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari estendendolo anche a quelli socio-sanitari e di interesse sanitario che lavorano nel settore pubblico e privato, scarichi poi la responsabilità sui singoli facendoli passare per “furbetti” mentre  hanno ottemperato a quanto da lui disposto.  La colpa è di non aver rifiutato la prestazione, dimenticando  che  la mancata adesione all’obbligo comporterebbe la possibilità di essere sospesi dalla propria attività lavorativa. 

 

Anche in questo caso, più che dei singoli, la responsabilità delle liste è in prima istanza delle regioni che non seguono le priorità indicate dal governo. Emblematico è lo scontro tra Vincenzo De Luca e il generale Figliuolo. Il governatore campano ha spiegato: “Lavoreremo su due piani, perché se decidiamo di andare avanti solo per fasce di età, quando avremo finito le fasce di età l’economia italiana sarà morta”. L’intenzione è quindi di  procedere in parallelo con gli anziani/fragili e con il comparto turistico, “che è uno dei più importanti in Campania e non possiamo vaccinare ad agosto, perché altrimenti avremo perduto un altro anno”. Figliuolo ha risposto che la campagna vaccinale “deve proseguire in modo uniforme a livello nazionale, senza deroghe ai principi che lo regolano”, facendo riferimento all’ultima ordinanza che indica le categorie prioritarie.  Anche stavolta, però,  il riferimento non è a norme vincolanti ma a “raccomandazioni”  aggirabili  dalle regioni. Questo sistema di suggerimenti e  preferenze finora non ha funzionato bene.