(foto LaPresse) 

Cattivi Scienziati

L'azzardo trumpiano

Enrico Bucci

La politica va giudicata dai risultati. Nascondere la verità ha mitigato i danni subiti dagli americani? No

Il fatto che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, abbia volontariamente e per lungo tempo mentito sul reale pericolo che la sua nazione, come tutte le altre, correva a causa del Coronavirus, può sembrare eticamente inaccettabile. A quanto pare, egli era molto ben informato e consapevole del rischio che avrebbe fatto correre ai suoi concittadini; eppure, ha deciso di nascondere tale rischio, e di rilasciare dichiarazioni che erano in contrasto con ciò che sapeva. Invece di scandalizzarsi per il fatto che abbia mentito, un fatto che certamente sarà sfruttato a dovere dai suoi oppositori democratici, val qui la pena di chiedersi se lo scopo che il presidente si prefiggeva con le sue dichiarazioni sia stato raggiunto o meno. Insieme al fatto di mostrare una chiara consapevolezza del pericolo, egli candidamente dichiarava che il suo obiettivo principale era sostanzialmente quello di non abbattere il morale degli americani, di non spaventarli e quindi, in definitiva, di non danneggiarne la vita economica e sociale come nazione.

Se ammettiamo che questa fosse la vera ragione per il suo nascondere la verità e per le sue dichiarazioni mendaci, potremmo perfino pensare che si trattasse, alla fine, di un nobile scopo che lo ha portato a nascondere le previsioni fatte dai suoi scienziati e dai tecnici di tutto il mondo, come a volte è apparso plateale quando ha contrastato le parole di Anthony Fauci. Ma la politica, si sa, va giudicata dai suoi risultati. Nascondere la verità ha forse mitigato i danni subiti dagli americani? A quanto pare, no. Innanzitutto, gli Stati Uniti hanno ormai raggiunto (su una popolazione molto più ampia) il numero di morti per milione di abitanti di uno dei paesi più duramente colpiti, il nostro; e questo nonostante la popolazione mediamente più giovane. (segue a pagina due) Dal punto di vista economico, proprio a causa dell’aumento dei casi e dei morti, l’economia americana, come quella di ogni altro paese colpito, è arretrata pesantemente su molti fronti; i conti si fanno alla fine, ma non pare che la situazione sia rosea nell’immediato – non a caso, su questo tasto, lo sfidante per la presidenza Biden ha cominciato a battere instancabilmente. Forse per questo, in un ultimo disperato tentativo di presentarsi come il “guaritore del Covid-19”, dopo aver clamorosamente fallito con la campagna a favore della clorochina, Trump oggi va promettendo il vaccino prima del 3 novembre, data delle elezioni. Al contempo, da No vax che era, cerca in tutti i modi di accelerare i passaggi per l’approvazione di almeno un vaccino, quale che sia. Sulla sua strada, tuttavia, vi è oggi l’ostacolo della dichiarazione degli amministratori delegati di tutte le maggiori aziende farmaceutiche mondiali, che chiedono cautela, test rigorosi, tempo per finire tutte le sperimentazioni necessarie su un numero sufficiente di volontari. Dunque, il calcolo di chi ha pensato di nascondere la verità scientifica sul virus alla fine non sembra pagare, né per gli Stati Uniti né per il suo attuale presidente; perché un virus non si ferma con le chiacchiere e la fiducia non si conquista con un’epidemia. Vedremo se, nell’urna elettorale, questo fattore peserà o meno.

 

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