Roma Capoccia

La Roma estetizzante (e inesistente) di Castellitto e dei nuovi cantautori

Ginevra Leganza

Il regista, con i suoi gangster colti, capovolge i Vanzina, mentre i cantanti evocano cenacoli e merletti 

 C’è un’altra Roma oltre Netflix. Una città a tratti estetizzante. Inaspettata anche per le sceneggiature delle serie tivù. E’ la capitale dei gangster colti – il film di Pietro Castellitto l’avete visto – e della musica d’autore. Musica come quella di Tutti Fenomeni o di Amalfitano, che quando suona al Monk, ma pure nelle cuffiette, fa scordare gli indie zozzoni e via del Corso (anche detta via del Circo per le simpatiche carrozze e per i bus sponsorizzati Ferragni su “rosso Gucci”, come l’Atac ha ribattezzato il rosso dei pulmini in un video Instagram poi scomparso – che periodaccio per Chiara). E dunque servivano cinema e musica. E non solo per costeggiare l’arteria del centro senza andare in apnea. Ma pure per scordare i filmini stereotipati sulla Roma oltre Villa Borghese. E cioè sulla “zona più patinata della città”, come dei Parioli dice Michela Giraud, in sala ad aprile con Flaminia, film comico – e chi se l’aspettava – su Roma Nord. Nord e cioè sempre flawless Rome – riccanza e signorine – che a noi sembra però copia della copia: da Giraud alla mitica Pilar Fogliati, a ritroso sino alla serie Baby. In un mulinello da cui si riemerge solo coi fratelli Vanzina e Le finte bionde: non copia ma prototipo. “Te rendi conto”, diceva Cinzia Leone, “da piazzale Annibaliano, quartiere Africano, a via Archimede a Monti Parioli, che sarto de qualità”. Sarto o social upgrade, come diremmo oggi, per non dire che ogni altra parola detta dopo, su Roma Nord, sarebbe stata una ripetizione.

Ma torniamo alla Roma estetizzante. A Castellitto che capovolge i Vanzina: dalla realtà classista a quella surrealista (e retrò). E dunque dalle signore svampite ai trentenni filosofi (che però non esistono). Giacché alle feste di Enea – chi se ne frega del flawless! – spunta la cocaina e s’indossano i boa, si balla su Bandiera gialla e i protagonisti citano Nietzsche addentando nigiri… E una Roma estetizzante è ancora possibile nelle canzoni di Giorgio Quarzo Guarascio, che di Enea è coprotagonista nonché muso ispiratore. Giorgio Quarzo, in arte Tutti Fenomeni, non è di Piazza Euclide, ma di Monteverde (è il gemellaggio agiato, si capisce, che da Nord porta a Ovest; non a caso Guarascio l’ha forgiato, e cioè sinora prodotto, Niccolò Contessa, massimo cantore dei pariolini). “A Roma va così”, canta il nostro, “è sempre primavera”, in un video che nulla c’entra con gli stereotipi – sembra piuttosto Scianna a Colle Oppio. A Roma va così, “mignotte, Lsd”, e dunque merletti, esistenzialismo, estetismo… Com’è pure nei suoi versi più belli cantati con Francesco Bianconi: “Tu vorresti questo, quello più forte / tu vuoi solo sesso come antidoto alla morte”. 

E a proposito. Di Bianconi è ancora pupillo Amalfitano al secolo Giorgio Mencacci Amalfitano. Il nobile pariolino che ha studiato San Paolo e ci ha monopolizzato le orecchie con Fosforo, la canzone che quest’anno ascoltiamo più spesso. E che fa pensare a cose come la Scuola romana, i cenacoli, i pittori intellettuali, Antonello Venditti… Fosforo che comincia così: “Tienimi la mano, diva…”, e finisce così: “…E ogni volta che ti esplode un sorriso è come il fosforo / Che mi brucia la pelle e arriva nella pancia / …  / In questa strana situazione nel centro di una Roma stanca”. Ed è la Roma stanca non meno che estetica. Oltre Netflix e le serie tivù. Una Roma esistenzialista che però non esiste… Ma quanto ci piace.  

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