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Disperazione a pedali. Per evitare ingorghi e cantieri i romani scoprono la cara vecchia bicicletta

Lorenzo Marini 

Se prendere l’auto è diventato un incubo, col rischio di restare imbottigliati nel traffico, molti hanno scoperto che in bici ci si sposta meglio e con una certa facilità. Non siamo diventati Copenaghen, ma l’uso delle due ruote s’è fatto più intenso

Per accorgersene basta prendere la bicicletta una volta alla settimana. Si nota a occhio nudo. Molti più romani usano la bici per spostarsi, per andare al lavoro e tutto il resto, specialmente ora con la città bloccata dai cantieri. Se prendere l’auto è diventato un incubo, col rischio di restare imbottigliati nel traffico, molti hanno scoperto che in bici ci si sposta meglio e con una certa facilità. Così, se a Roma solo fino a qualche anno fa chi utilizzava le due ruote per andare al lavoro veniva guardato come un marziano, oggi è la normalità.

  

Premessa: il tema riguarda chi ha la fortuna di abitare nelle zone centrali e semicentrali, con distanze medio-brevi. “E’ stato calcolato che la percorrenza di chi usa la bici per spostarsi va dai 5 ai 10 chilometri, oltre diventa difficile. Per le salite, invece, l’uso delle elettriche, che ormai per vendite hanno superato le tradizionali (muscolari), ha annullato il problema dei dislivelli”, osserva Simone Carbutti, titolare di Lazzaretti, famoso negozio in zona Piazza Fiume. 

  
Naturalmente non siamo diventati Copenaghen, ma l’uso delle due ruote s’è fatto più intenso. Il boom c’è stato col famoso bonus 2020, che ha scatenato la corsa all’acquisto, con tempi di attesa anche di 6-8 mesi. Poi ci s’è messa la pandemia: la paura di prendere i mezzi pubblici ha spinto molti a tirar fuori la vecchia bici dal garage. “Dal 2020 in poi il numero di chi usa la bici per spostarsi è aumentato del 30%. E chi ne ha scoperto i vantaggi, ha continuato a usarla. Negli ultimi mesi ha influito l’apertura dei cantieri e il meteo favorevole. Noi ce ne accorgiamo dall’officina: quando è piena di bici a riparare significa che in giro ci sono più mezzi”, osserva Danilo Collalti, di Collalti Bici, storico negozio a Via del Pellegrino.  


In aiuto vengono le piste ciclabili. Che, anche se un po’ sgarrupate, non sono malaccio e consentono spostamenti notevoli. Quella sotto il Tevere taglia tutta la città. Poi, tra le altre, quella in Prati, sulla Nomentana, sulla Prenestina, sulla Tuscolana. Circa 320 km, secondo il sito di Roma Mobilità, dove le trovate tutte. In attesa del famoso Grab (il mitologico grande raccordo delle bici). “Molto è stato fatto, ma molto c’è da fare. Andrebbero manutenute meglio, anche solo riverniciandole di rosso ogni tanto…”, fa notare Collalti. “Sono tutte scollegate, molte finiscono nel nulla, vanno unite tra loro”, sottolineano da Lazzaretti. Per i ciclisti urbani le piste sono una manna dal cielo.  

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