Villa Giordani (Ecomuseo Casilino)

Roma Capoccia

Ecomuseo Casilino, la periferia che diventa modello per il centro

Gianluca Roselli

Dal Pigneto fino a Centocelle, così il V municipio s’è trasformato in una grande esposizione a cielo aperto. "Un’idea culturale alternativa di tutela del patrimonio e di rilancio urbano", dice il presidente Claudio Gnessi

Se vi piacciono le esplorazioni urbane, ovvero andare alla scoperta di un pezzo di città, magari poco conosciuto o sottovalutato, questo è ciò che fa per voi. Fatevi un giro sul sito dell’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros (www.ecomuseocasilino.it) e cercate l’esplorazione urbana che più vi aggrada. L’ecomuseo è un vero e proprio museo a cielo aperto dove il territorio si fa oggetto artistico. In questo caso parliamo di un quadrante assai vasto all’interno del V municipio che parte da Porta Maggiore e comprende Pigneto, Torpignattara, Casilina, Tuscolana, Centocelle, Collatino, Villa Gordiani, Alessandrino e Quadraro.

 

Questo spicchio di periferia è attraversato da una linea verde naturale oggetto di mire edilizie: nel 2010 la giunta Alemanno decise una variante al Prg che mirava alla costruzione di edifici per 6 mila appartamenti, con l’arrivo previsto di 15-20 mila persone, su un totale di circa 170 mila già residenti. Come immettere artificialmente un pezzo di città dentro la città. A quel punto scesero in campo associazioni e comitati di cittadini che si opposero al piano ma, invece di protestare e basta, misero sul tavolo un progetto alternativo di difesa del patrimonio culturale e archeologico della zona. Nel 2014 la giunta di Ignazio Marino ascoltò le loro istanze e, grazie anche all’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, bloccò il progetto edilizio. A quel punto prese vita l’idea dell’Ecomuseo, cui nel 2019 la Regione Lazio conferì il titolo di “ente museale territoriale”. La periferia che diventa un modello per il centro. “Il nostro progetto nasce da una lotta che non si è limitata alla semplice protesta, ma ha lanciato un’idea culturale alternativa di tutela del patrimonio e di rilancio della città, coinvolgendo tutti i residenti. Abbiamo deciso di non chiuderci all’interno di un luogo, ma di rendere il territorio stesso materiale da museo. Un modello che viene copiato anche all’estero”, osserva il presidente di Ecomuseo Casilino, Claudio Gnessi.

 

Ma come si visita un ecomuseo? Ci si dà appuntamento in un luogo e si parte per l’esplorazione, che dura circa 3 ore e prevede spostamenti a piedi e su mezzi pubblici. Per esempio, sul mitico tram 19 (quello verde), che dal centro attraversa tutta la Prenestina. O sul trenino giallo della Casilina, che collega Termini a Centocelle. Alcune cose che si possono vedere: il mausoleo di Sant’Elena (madre dell’imperatore Costantino), il parco archeologico di Villa Gordiani e quello di Centocelle (al cui interno ci sono tre ville romane), il tracciato degli acquedotti, le catacombe ebraiche, la basilica pitagorica sotterranea a Porta Maggiore, i villaggi urbani del Pigneto, dell’alessandrino e del casilino. “Per villaggi urbani s’intendono quei paesi incastonati dentro la città, con case basse e una diversa architettura tanto che, appunto, sembra di non stare più a Roma”, spiega Claudio Gnessi. Poi ci sono visite più naturalistiche e botaniche, quelle ai parchi agricoli, oppure quelle di archeologia e arte urbana, come il percorso che si dipana attraverso murales e street art. Infine, un viaggio attraverso i luoghi storici della Resistenza. Qui, infatti, è dove la popolazione ha più combattuto contro l’occupazione nazifascista in città (Quadrato e Centocelle sono medaglie d’oro) e non è un caso che gli alleati a Roma siano entrati dalla via Casilina. “Abbiamo creato un percorso ripercorrendo i luoghi delle battaglie e le abitazioni con le pietre d’inciampo poste da noi a ricordare che in quella casa ha vissuto un partigiano caduto”, sottolinea Gnessi.

 

Nel 2022 si sono registrate 10 mila visite, di cui l’80% con privati cittadini, metà dei quali residenti. Gli altri da fuori zona, anche turisti. Tutto questo ha portato a un ampio lavoro di censimento e ricerca sulla storia del territorio, una sorta di wikipedia del V municipio, che è sfociata in pubblicazioni, incontri, convegni e seminari. Il quadrante, da sempre, è ad alto tasso immigrazione: bengalesi, cinesi, filippini e romeni soprattutto. Così si organizzano anche incontri tra cittadini e rappresentanti di queste comunità, che raccontano la loro storia, la loro religione, le usanze e il loro cibo. È stato anche inaugurato – unica struttura fisica - un museo delle migrazioni, a Casa Scalabrini, sulla via Casilina. 

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