Roma Capoccia

Le regionali nel Lazio scuotono il Pd e fanno tremare il Campidoglio

Gianluca De Rosa

La battaglia per il candidato dem alla successione di Zingaretti incombe sul sindaco Gualtieri. Una fronda di consiglieri capitolini chiede un "check" sulla giunta e qualcuno ci vede un avvertimento al sindaco

Lo hanno visto girare guardingo, quasi timoroso, per il Transatlantico di Montecitorio. Il sindaco Roberto Gualtieri, deputato per meno di due anni, dal marzo del 2020 al novembre del 2021 giusto il tempo di passare dalla guida del Mef alla testa del Campidoglio, ha destato l’attenzione dei cronisti. Chi dovrà incontrare? Sia mai che l’insolita visita sia legata anche alle ultime vicende che stanno interessando la sua maggioranza in Campidoglio? Il dubbio è almeno legittimo perché Gualtieri rischia di finire in mezzo alla battaglia non ancora scoppiata, ma già annunciata, per il candidato del Pd alle prossime elezioni regionali del Lazio. Andiamo con ordine.


Lunedì un manipolo di consiglieri comunali – Antonio Stampete, Yuri Trombetti, Antonella Melito, Cristina Michetelli e Carla Fermariello – ha organizzato un incontro dal titolo allusivo “Nuove direzioni”. Un’occasione per chiedere una guida collegiale del partito romano, ma anche un check sulla giunta di Gualtieri. Il più duro è stato Antonio Stampete: “Va fatta una verifica sulla giunta”, ha spiegato, salvo ritrattare il giorno dopo: “Abbiamo chiesto solo di fare un punto sulle cose fatte e su quelle ancora da fare, un eventuale rimpasto lo decide il sindaco”. Non è sfuggito che Stampete, unico consigliere a non aver partecipato alcuni giorni fa alla riunione di maggioranza con Gualtieri, fa parte di AreaDem, la corrente di Dario Franceschini che pretende a tutti i costi di esprimere il candidato per il Lazio. Se l’accordo tra zingarettiani e manciniani ha portato Gualtieri in Campidoglio – è il ragionamento – ora è giusto che per via Cristoforo Colombo il candidato sia un esponente di AreaDem, l’attuale vicepresidente della Regione Daniele Leodori. A chi era all’incontro è sfuggito ancora meno che ad ascoltare in prima fila ci fosse Michela Di Biase, neo parlamentare, ex consigliera regionale e capitolina di AreaDem e, soprattutto, moglie del capocorrente. Un segnale al sindaco? “Interpretarlo come un gesto di pressione non è fantascienza, ha senso”, ammette una vecchia volpe del Pd. “Anche se devo dire che è una pressione immotivata visto che con una segreteria nazionale dimissionaria è evidente che a scegliere il candidato sarà il segretario regionale Astorre (anche lui di AreaDem ndr), il principale sponsor di Leodori”


La questione regionali smuove il Pd anche sul lato alleanze. Due giorni fa si è riunita la direzione laziale del partito. Hanno partecipato anche Nicola Zingaretti, Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità della Regione Alessio D’Amato, l’altro papabile per la candidatura a presidente. Se Leodori è il padre politico dell’alleanza con il M5s, D’Amato è l’unico nome su cui Carlo Calenda avrebbe serie difficoltà a dire di no (nei mesi scorsi disse che pur di sostenere la sua candidatura sarebbe stato disposto a un’alleanza elettorale con il M5s). La direzione ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per ribadire la necessità di un campo più largo possibile, con dentro 5 stelle e Terzo polo per intenderci, con un candidato scelto dai dem. E’ su questo filo sottile si gioca la partita.


A fare d’ambasciatore con i grillini ci sta pensando Goffredo Bettini. Il gran suggeritore del Pd romano sta lavorando ai fianchi Giuseppe Conte, lo vuole convincere a sostenere tutti insieme Leodori in un’alleanza che possa fare da “argine alle destre”. Le trattative sono in corso e suscitano l’indignazione tra gli avversari. La consigliera regionale di FdI (ora eletta a Montecitorio) Chiara Colosimo ad esempio fa notare su Twitter come: “Zingaretti si dimetterà dopo un importante collegato di bilancio… 62 articoli di cose folli, e casualmente i primi 11 sono tutti su transizione ecologica… cioè dell’assessorato della Lombardi con cui cercano disperatamente un accordo”. 

Insomma, un dono di fidanzamento da offrire all’avvocato di Volturara Appula per sancire l’alleanza e un assist a Lombardi, fautrice di un nuovo accordo rossogiallo, per far passare la sua linea tra i grillini. Le manovre dem sono cominciate.