Roma Capoccia

Quando Gandhi soggiornò alla Balduina, in via dei Massimi

Gianluca Roselli

Il viaggio a Roma del Mahatma il 12 e 13 dicembre del 1931

Alla Balduina ne vanno molto fieri. Tanto che la vicenda rimbalza pure nei social di quartiere. Parliamo del soggiorno, proprio qui, del Mahatma Gandhi, il 12 e 13 dicembre del 1931. Veniva da Londra, dove aveva partecipato a una tavola rotonda per discutere della situazione indiana. Dopo un soggiorno in Svizzera, il Mahatma arrivò a Milano venerdì 11 dicembre. Qui avrebbe dovuto proseguire per Venezia e invece decise di continuare verso Roma, dove giunse la mattina del 12 viaggiando in terza classe, come racconta Gianni Bisiach a commento di un filmato d’epoca dell’Istituto Luce, che si può trovare nell’archivio storico del Quirinale. Qui si vede Gandhi sempre sorridente, col suo bagaglio, coperto da una veste bianca tipo lenzuolo e ai piedi (nudi) solo un paio di sandali, nonostante il freddo dicembrino. Ad attenderlo c’era un gruppo di gerarchi fascisti, oltre a una nutrita truppa di fan e curiosi. Un barone gli offrì ospitalità in una villa sulla Tiburtina e il partito gli aveva prenotato un hotel in centro, ma il Mahatma declinò preferendo l’ospitalità del generale Maurizio Moris, conosciuto anni prima in India. Così eccolo arrivare alla Balduina, quasi a Monte Mario, in un complesso residenziale a Via dei Massimi, all’altezza del civico 103 dove, a ricordare l’evento, è stata posta una targa.  “Nel dicembre 1931 ospite del generale Maurizio Moris, padre dell’aeronautica italiana, dimorò il Mahatma Gandhi in visita a Roma”, vi si legge.

 

E furono due giornate assai intense per il Mahatma, che fu ricevuto da Benito Mussolini a Palazzo Venezia, ma per soli 20 minuti. Mentre Pio IX gli negò l’udienza: si dice che il Papa rifiutò perché Gandhi non era abbigliato in modo consono, ma sembra più veritiera la tesi secondo cui la Santa Sede non voleva inasprire il rapporto con l’Inghilterra. Dopo l’incontro col Duce, il Mahatma vide anche il segretario del partito fascista Achille Starace, a Palazzo Vidoni. Ma si concesse anche un giro per Roma: venne condotto fuori orario ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina. Il giorno dopo, il 13 dicembre, visitò l’Opera nazionale maternità e infanzia alla Garbatella e poi da un codazzo di gerarchi fu portato all’Opera nazionale balilla a Trastevere (dove un po’ perplesso dovette assistere agli esercizi militari di ragazzini coi fucili in pugno). Visitò anche l’Orto botanico, il Colosseo, i Fori imperiali e le Terme di Caracalla. Volle poi scendere anche sulla sponda del Tevere. Fece infine ritorno alla Balduina, dove ricevette la visita della principessa Maria di Savoia, e alle 22.40 era già a Termini per prendere il treno alla volta di Brindisi dove l’attendeva la nave che l’avrebbe riportato in India.

Dopo l’incontro, Mussolini disse di lui: “E’ un santone, un genio che, cosa rara, usa la bontà come arma”. Del Duce, invece, Gandhi successivamente scrisse: “Mussolini ha gli occhi di un gatto, alla sua presenza si viene storditi…”. E poi ancora: “Egli è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano, perché le ha fatte in nome e per l’interesse del suo popolo. Però le ha fatte col guanto di ferro e la costrizione. (…) Anche dietro i suoi discorsi enfatici c’è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo (…) Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini”.

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