Messaggio al Pd: Zinga porta il M5s in giunta

Gianluca De Rosa

Accordo chiuso. Lombardi e Corrado al governo del Lazio. Lunedì l’annuncio del presidente ed ex segretario

L’annuncio è per l’inizio della prossima settimana. Nicola Zingaretti vuole chiudere in fretta. Ancora qualche giorno per ufficializzare l’ingresso nella sua giunta del M5s. Il segretario dimissionario del Pd ha intenzione di manifestare nei fatti – lì dove governa – la sua proposta per la futura strategia politica democratica: l’alleanza organica con il M5s. Così il Lazio – dopo l’accordo sancito in Puglia tra Michele Emiliano e i 5 stelle pugliesi alla fine del 2020 – diventerebbe la seconda Regione d’Italia a trazione giallorossa. Alla Pisana in realtà un patto di collaborazione con almeno una fetta degli eletti grillini esiste da tempo, da ancora prima del Conte 2, e ha garantito numeri ed equilibri in questi anni al governatore Nicola Zingaretti.

    

I due posti in giunta andrebbero alla capogruppo in consiglio regionale del M5s Roberta Lombardi e alla consigliera Valentina Corrado, vicina a Luigi Di Maio, ma anche a Virginia Raggi e, per questo, in una posizione non comodissima. A Lombardi andrebbe la Transizione ecologica, assessorato  analogo al ministero affidato a Roberto Cingolani dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Un posto importante perché centrale nella gestione dei fondi del Recovery plan. A Valentina Corrado, invece, andrebbero le deleghe al Turismo e agli Enti locali attualmente affidate alla tecnica d’area Giovanna Pugliese (Turismo) e ad Alessandra Troncarelli (Enti locali).

   

La federazione regionale dei dem ha già dato il suo via libera all’operazione settimana scorsa. Nonostante i mugugni di alcuni esponenti di Area Dem, l’ordine del giorno preparato dal segretario regionale Bruno Astorre ha ottenuto la maggioranza dei voti della direzione laziale. Perché il matrimonio Pd-M5s possa essere celebrato, però, manca l’assenso di una delle due famiglie, quella grillina. L’ingresso in giunta dovrà essere votato dagli iscritti con un quesito apposito che sarà pubblicato sulla piattaforma Rousseau. Anche se la tacita speranza è che il voto possa tradursi in una mera ratifica. Sembra che Beppe Grillo fosse già pronto al suo endorsement a favore dell’accordo, ma poi ha preferito mantenere un profilo più basso.

   

Alcuni cinquestelle, in particolare quelli vicini alla sindaca di Roma Virginia Raggi, sono convinti che quella di Zingaretti sia una trappola: un favore offerto ai grillini per convincerli ad abbandonare l’attuale inquilina di palazzo Senatorio e convergere su un nome comune per la futura e sempre più vicina corsa al Campidoglio. Qualcuno, anche negli ambienti dem, dice proprio quello del segretario dimissionario del Pd, ma sembra più una speranza o un’illazione che una reale possibilità. Anche perché convincere Virginia Raggi ad un passo indietro sembra essere un’ipotesi ormai impercorribile. Non solo. Anche l’altro candidato di peso, Carlo Calenda, non ha più alcuna intenzione di ritirarsi. Una posizione che – lo ha già detto – non cambierebbe con la candidatura dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e probabilmente neppure davanti alla fantascientifica ipotesi Zingaretti candidato.

  

Nella costruzione della nuova giunta Zingaretti comunque l’innesto grillino non sarà l’unico esperimento. C’è una seconda e cruciale questione: riempire una casella essenziale come quella del Bilancio lasciata scoperta da Alessandra Sartore, fedelissima e stimatissima tecnica che Zingaretti ha tenuto al proprio fianco nei suoi due mandati e che ora ha voluto come sottosegretario al Mef (tra le pochissime nomine a lui attribuibili). Per il posto in giunta della tecnica umbra Zingaretti ha chiesto un impegno in più al suo vicepresidente Daniele Leodori che con il ritorno a tempo pieno di Zingaretti in Regione si libererebbe di una buona mole di lavoro e appuntamenti.

  

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