Domenico Giani, per tredici anni capo della Gendarmeria vaticana (foto LaPresse)

Trasparenza addio

La Gran Sottana

Guerre violente in Vaticano. A rimetterci è il capo dei gendarmi e il suo addio fa parecchio male

C’è da avere paura ad avvicinarsi in Vaticano con tutte queste epurazioni. L’ultimo della serie – che è bella lunga – è il dottor Domenico Giani, da tredici anni capo della Gendarmeria (l’angelo custode del Papa), dimessosi per circostanze non del tutto chiare. Motivazione ufficiale: sarebbe “oggettivamente” responsabile della divulgazione non autorizzata di foto segnaletiche di gentiluomini indagati per affari immobiliari sospetti in quel di Londra. Chiedo al vescovo un parere sul caso. “C’è poco da dire, mi sembra chiaro che non si attendeva altro che dare il benservito al comandante. Costretto alle dimissioni per non aver fatto nulla”. Però la foto finita sull’Espresso è uscita dal suo ufficio. “E allora? Anziché scoprire chi è che spedisce ai giornali documenti riservati, si caccia chi da vent’anni ha dimostrato serietà e assoluta fedeltà alla Sede apostolica?”. Il Papa ha però mostrato affetto nei confronti di Giani, martedì sera è andato a trovare la famiglia. “Intanto ha accettato subito le dimissioni, il che ha indebolito anche il ruolo della Gendarmeria e la volontà di rendere trasparente la curia e questi palazzi. All’esterno tutto ciò può dar l’idea che ci sia qualcosa da nascondere”. E’ così? “Io penso che non sia altro che l’ennesima guerra di potere curiale, tra organismi che si contendono spazi e margini operativi. Nella storia della chiesa, anche quella più recente, se ne sono viste parecchie di battaglie così. Certo, fa specie che questi scontri avvengano dopo che negli ultimi anni si è inneggiato alla volontà di trasformare il Vaticano in una casa di vetro”.

Di più su questi argomenti: