Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

Nel Lazio si temono gli effetti delle nuove autonomie

Marianna Rizzini

“Non ci sarà un caso Roma”, dice al Foglio il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati

Roma. L’autonomia regionale sarà “un colpo mortale” per Roma, come titolava qualche giorno fa il Messaggero? Oppure no, come ieri assicurava il ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani, durante un’interrogazione parlamentare sull’Autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna? “Non stiamo facendo nulla di stravolgente, non si toglieranno risorse alle altre regioni”, ha detto il ministro, mentre il vicepremier Matteo Salvini ripeteva che “a guadagnare” potrebbe essere “soprattutto il Sud” e mentre dall’opposizione si alzavano voci preoccupate sull’eventualità di un passaggio parlamentare “ridotto a mera ratifica”.

 

 

Intanto però, da quando è stata presentata in consiglio dei ministri la bozza per l’autonomia rafforzata, le Regioni che non hanno chiesto più poteri dopo il referendum del 23 ottobre 2017, in particolare al Centro e al Sud, hanno agitato lo spauracchio della cosiddetta “secessione dei ricchi”. E a Roma, anche se il sindaco Virginia Raggi per ora tace, emerge il timore della ricaduta sulla capitale in termini di risorse e occupazione (per esempio sui duecentomila dipendenti della scuola, che è uno dei settori da decentrare con ambiente, sanità, rifiuti, infrastrutture).

 

Qualche giorno fa, intanto, la consigliera comunale ex Cinque stelle Cristina Gancio ha invitato il sindaco a intervenire: “La sottrazione di risorse potrebbe portare a breve termine pesanti conseguenze negative sul ruolo istituzionale e sull’economia della città. Per questo ho depositato in Assemblea capitolina una specifica mozione con la quale invito l’amministrazione della città a pronunciarsi contro un’autonomia iniqua per i cittadini e penalizzante per Roma”. Sul lato pd si è espresso il governatore del Lazio e candidato alla segreteria del partito Nicola Zingaretti: “Il significato della parola autonomia è uno solo. Invece al vaglio del governo ci sono due idee di autonomia. Io credo sia possibile sostenere quella che migliora l’efficienza dello Stato e sia necessario dire un forte no a quella che distrugge l’Italia”.

 

 

Ma esiste o no un caso Roma? “Non ci sarà un caso Roma”, dice al Foglio il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati: “Vogliamo un’autonomia vera, senza duplicazione dei costi e conflitti di competenze, come è stato fatto dal centrosinistra con la riforma del Titolo V, e senza neanche il rischio che alcuni territori abbiano di meno o incorrano in problemi. Il tutto deve avvenire nel rispetto della Costituzione. Proprio per fare la riforma fatta bene, niente fretta e no ad accordi blindati. Il Parlamento avrà, non solo il diritto, ma il dovere di migliorarla nell’interesse di tutti”. E Raggi? Si sa che il sindaco, qualche giorno fa, ha parlato con il premier Giuseppe Conte, puntando sui “poteri speciali” per la Capitale.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.