Un momento dell'assemblea al teatro Palladium. Foto LaPresse

La monnezza a Roma diventa carburante, ma di una nuova opposizione

Maria Carla Sicilia

Assemblea pubblica al teatro Palladium. Strapieno. Va in scena l’atto secondo di #Romadicebasta (al M5s)

Roma. Le sei organizzatrici di #Romadicebasta, dopo la manifestazione di ottobre in Campidoglio, sono passate alla fase due, quella della proposta, portando il tema dei rifiuti al centro di un’assemblea pubblica, ieri, al Teatro Palladium della Garbatella. “Dalle segnalazioni sulla nostra pagina Facebook ci siamo rese conto che questo è il primo problema dei romani – dice al Foglio Francesca Barzini, una delle organizzatrici – Per questo abbiamo iniziato a studiare e ci siamo fatte un’idea per intervenire nel dibattito”. Il momento è quanto mai opportuno. La municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti è rimasta senza vertici quando lunedì il sindaco Raggi ha revocato l’intero cda e l’incarico di Lorenzo Bagnacani, presidente e ad (invitato ma assente all’assemblea di #Romadicebasta) . “I romani sono ostaggio di una lotta tra Ama e il comune di Roma. In mezzo alla bagarre ci sono i cittadini – continua Francesca – che pagano una delle Tari più alte d’Italia per avere un servizio che è sotto gli occhi di tutti. Ma vi ricordate quando Raggi e Montanari hanno proposto di mettere le telecamere vicino ai cassonetti, dando la colpa ai romani per la spazzatura in strada?”, chiede ironica.

  

Così ieri pomeriggio circa 300 persone hanno riempito la platea del teatro che è di proprietà dell’Università Roma Tre per ascoltare gli interventi di docenti, giornalisti, politici ed esperti. “Servirebbe un comitato di emergenza per evitare il disastro”, dice dal palco Natale di Cola, sindacalista della Cgil. “Ogni giorno, per 365 giorni all’anno, l’azienda non riesce mai a svolgere il proprio dovere: compiere il 100 per cento dei servizi stabiliti dal contratto di governo con il comune. Quotidianamente rimangono a terra tra l’8 e il 10 per cento dei rifiuti, a macchia di leopardo per la città. In questo contesto i primi a subirne le conseguenze sono gli operatori, che lavorano in mezzo ai topi, con mezzi vecchi e una logistica a disposizione da terzo mondo”.

  

Intanto Ama, a differenza di Atac, è una gallina dalle uova d’oro. Come ricorda l’ex presidente della partecipata, Daniele Fortini, l’azienda ha 7 miliardi di euro garantiti da contratto per i prossimi dieci anni. La concessione dei servizi scadrà nel 2029 e nel frattempo, dice Fortini, “il comune ha il dovere di affidare queste risorse a persone capaci”.

  

Ed ecco il problema. “Si è abbandonata l’idea che l’azienda possa funzionare”. riprende Di Cola. “La città non ha un piano industriale per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Non ha un assessore, non ha un vertice aziendale e non ha mezza idea. La società è ora governata da un collegio dei revisori dei conti che ha soltanto il compito di fare rappresentanza e tutelare il patrimonio. In questo momento nessuno può decidere come migliorare la situazione dei rifiuti in città”.

  

“E’ una vergogna”, urla qualcuno dalla platea interrompendo l’intervento di Massimiliano Valeriani, assessore regionale all’Ambiente, che racconta del nuovo piano sui rifiuti approvato (con ritardo) dalla Regione, togliendo un alibi all’inazione della Raggi. “I cumuli di spazzatura non sono più sopportabili”, mormorano alcune signore. Finché una di queste, in un clima di calorosa partecipazione emotiva, urla: “Ieri ho aspettato per 50 minuti il 23!”. C’è un po’ di tutto in sala. Ma c’è anche l’aria di qualcosa che nasce. Un partito? Un movimento civico destinato a correre alle elezioni? Un movimento d’opinione? Chissà. Tutti dicono di no, niente politica. E anche Francesca, quando le chiediamo se ci saranno altre iniziative, fa spallucce. “Siamo solo in sei. E per organizzare questo pomeriggio abbiamo lavorato tanto”. Si vedrà. Intanto qualcosa pur si muove.

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