Porta Maggiore a Roma (foto LaPresse)

A Roma i Vigili mettono fine (pare) al mercato del rubato di Porta Maggiore

Gianluca De Rosa

Da tre giorni il presidio fisso della municipale. Commercianti increduli ma diffidenti, mentre gli abusivi contano di tornare

Roma. Piazza di Porta Maggiore oggi crocevia di tram (passano il 3, il 4, il 14 e il 19), ma già secoli fa punto d’incontro di acquedotti (qui convergevano ben otto degli undici che portavano l’acqua a Roma), è, da almeno il 2015, il palcoscenico ideale e allo stesso tempo surreale di un mercato della monezza, di un suk di cianfrusaglie raccolte nei cassonetti e di merce svaligiata negli appartamenti dei romani. Tutti i giorni rom, bengalesi, senegalesi e italiani dalle nove e mezzo del mattino stendono lenzuola bianche e cartoni non lontano dalla porta monumetale voluta dall’imperatore Claudio nel 52 d. C. per vendere ciabatte, scarpe, lacci, cornici, macchine fotografiche, batterie di telefonini, orologi e ciarpame di ogni genere a poveri disgraziati e anziani curiosi. Sempre ogni giorno, su segnalazione dei dipendeti Atac e dei commercianti, arrivano i vigili e i venditori abusivi fuggono via, riparando, in un infinito gioco di guardie e ladri, nelle vie limitrofe. Poi, una volta allontanatasi la Municipale, ritornano e il commercio ricomincia.

 

Questo almeno fino a martedì. “Servono presidi fissi”, gridavano da anni residenti e commercianti. E dall’altro ieri sono stati accontentati. Il vigile sceriffo Antonio Di Maggio, da quasi otto mesi a capo della Polizia Locale di Roma Capitale, ha deciso di far piantonare ininterrottamente la piazza dai Pics, i vigili del reparto speciale pronto intervento centro storico.

 

Arrivati ieri mattina, del mercato nessuna traccia. Chiediamo allora agli autisti Atac raggrupati in un capannello sotto un gabbiotto a due passi dalle rotaie del tram. “Non c’è il mercato?”. “Ma certo! C’è tutti i giorni, adesso c’è la Municipale, ma appena va via, a mezzogiorno, vedrete che tornano i venditori”, rispondono con un bonario sorriso alla nostra ingenuità. E in effetti, piazzata poco distante, c’è un’automobile bianca con sopra una sirena. Dentro due giovani vigilesse parlottano tra loro. “Ma no, questa volta non andiamo via – spiegano – da martedì facciamo presidio fisso tutto il giorno. A breve verranno a darci il cambio, bastano cinque minuti senza di noi e la piazza si riempie di nuovo di teli e paccotttiglia”.

 

Proprio mentre parliamo con loro, su una moto da cross, arrivano un uomo grosso e pelato e una donna minuta con capelli lunghi neri. Sono i pizzardoni del turno pomeridiano. “Sul piazzale fino all’altro ieri dovevamo fare dai tre ai cinque interventi al giorno, ma nonostante questo ogni volta che andavamo via loro tornavano”, spiega una volta sceso dalla moto il vigile. “Il presidio fisso è diventato l’unica soluzione possibile, con gli interventi in questa piazza nei giorni festivi arrivavamo a riempire due squaletti dell’Ama di roba sequestrata, e ognuno trasporta tre metri cubi di materiale!”.

 

I commercianti di Porta Maggiore sono increduli e diffidenti davanti alla novità, in fondo sono anni che combattono invano con il mercato: “E’ un casino – racconta la titolare di un bar che preferisce non dire il suo nome – appena non ci sono i vigili la piazza si riempie di gentaglia. E’ un tam-tam continuo, persone che vengono da sud e nord di Roma per rivendersi roba rubata e schifezze prese nei cassonetti. Poi lasciano il piazzale pieno d’immondizia. Speriamo bene con questo presidio, ma io non mi fido molto”.

 

“E’ vero da ieri ci sono sempre i vigili, ma se andate dietro gli archi i venditori son tutti lì con le borse aspettando che se ne vadano per riprendere le attività. Speriamo che la Municipale rimanga davvero”, fa da eco alla barista con la stessa ritrosia a fidarsi Giovanni Petrini, tabaccaio di sessant’anni.

 

“Menomale hanno messo il presidio – esulta invece Luca Gianbartolomei cinquantuno anni, proprietario di una trattoria – non se ne può più i turisti ci prendono per il culo quando vengono qui a mangiare e vedono questo smercio vergognoso tutti i giorni e a tutte le ore”. “Io – spiega il ristoratore – non ce l’ho con i venditori, vengono qui mi chiedono di andare in bagno e di offrirgli un caffè, lo faccio volentieri, ma se poi mi riduci la piazza così allora m’incazzo. Come se non bastasse per trovare la merce rovesciano a terra tutti i cassonetti”.

 

E i turisti? Michele Gruttadauria, receptionist dell’Hotel Porta Maggiore racconta la difficoltà di spiegare la “particolarità” della piazza: “La situazione per noi era molto imbarazzante, i turisti ci chiedevano perché questa piazza fosse ridotta a un immondezzaio. Poi ogni volta, quando c’era il ‘fuggi fuggi’ per l’arrivo dei vigili, i nostri ospiti si mettevano paura, ci chiedevano ‘Che cosa sta succedendo?’. Non era successo niente, ma vaglielo a spiegare”.

 

Il timore di tutti adesso è che il mercato si sposti. “Si metteranno poco più in là sulla Prenestina”, dicono con il tono di chi la sa lunga.

 

D’altronde prima di arrivare in piazza di Porta Maggiore il mercato si svolgeva a pochi passi, su via Carlo Felice. Come evitare che si sposti ancora? Per Massimiliano Tonelli, fondatore del blog Roma Fa Schifo bisognerebbe partire dalle norme, prevedendo sanzioni vere: “La sindaca dovrebbe approvare il nuovo regolamento di polizia urbana scritto dall giunta Marino, quello in vigore risale al 1940, non c’erano le automobili per dire! Raggi aveva promesso di farlo, ma per adesso non ce n’è traccia”.

 

Dietro al contrasto al degrado c’è sempre il rischio che si finisca per criminalizzare la povertà, potrebbe replicare qualcuno. Secondo Tonelli questa non può essere una giustificazione: “Non c’è dubbio che venditori e acquirenti del mercato siano in prevalenza poveri disgraziati, ma non si può legittimare per questo una roba del genere. Non si aiutano i poveri dandogli la possibilità di acquistare merce rubata davanti ai monumenti più importanti del mondo. Un mercato del genere – spiega – esiste anche a Milano, ma sulla tangenziale esterna. A Roma, invece, c’è una sfrontatezza assoluta: tutto accade all’incrocio di una piazza frequentatissima del centro, con un passaggio continuo di forze dell’ordine e di fronte a un monumento che, se valorizzato turisticamente, crea talmente tanti posti di lavoro da impiegare tutti i disperati della piazza”.

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