
LaPresse
Preghiera
Il biologico è una superstizione insostenibile, aboliamolo
Chi compra bio contribuisce a riempire i terreni di zolfo, di rame, di veleni chimici, a consumare gasolio e a far lavorare i trattoristi anche di notte. Chi compra bio non ama la natura, ama solo sentirsi buono (mentre la inquina)
Stefano Boeri, architetto amante del verde, dice che bisogna muoversi “con coraggio verso una graduale riduzione dell’agricoltura inquinante”. Sì, bisogna coraggiosamente ridurre l’agricoltura biologica. Io sarei anzi per la sua abolizione, perché il biologico è una superstizione insostenibile. Il produttore vinicolo Anselmo Guerrieri Gonzaga, prode fin dal nome, ha pensato di uscire dal mondo della certificazione bio per la sua insopportabilità economica e ambientale: “Le ore che un trattore deve passare nei campi per rispettare il protocollo biologico sono tantissime, e questo ha un impatto importante sull’ambiente. E non trovo neanche giusto che si debba vivere su un trattore per fare trattamenti continui”.
Chi compra vino bio, olio bio, frutta bio, verdura bio contribuisce a riempire i terreni di zolfo e di rame, veleni chimici, a consumare gasolio in quantitativi assurdi, a costringere i trattoristi a lavorare anche di notte. Chi compra bio non ama la natura, ama sentirsi buono inquinandola. Ma oggi con un pizzico di coraggio può guardare in faccia la realtà e decidere di comportarsi in modo più adulto e responsabile.