"Siamo uomini o caporali?", 1955 

preghiera

Sul covidismo ha ragione Totò: è colpa dei caporali

Camillo Langone

Agamben, Cacciari, Fusaro si informino: la situazione presente dipende, più che da una massoneria di pochi ricchissimi, dalla malignità di milioni di uomini comuni. Quelli già accusati nel monologo del principe della risata nel 1955

Totò meglio di Agamben, Cacciari, Fusaro. Perché è colpa dei caporali, non dei capitali. Leggo sempre con attenzione questi preziosi filosofi anticovidisti ma purtroppo nessuno dei tre mi appare lucido quanto il principe della risata. Forse per il loro comunistico passato (ammesso sia davvero passato: Fusaro la mena sempre con Gramsci) i tre non riescono a concepire che la situazione presente dipenda, più che da una massoneria di pochi ricchissimi, dalla malignità di milioni di uomini comuni. L’ismo che negli ultimi 18 mesi ha schiacciato libertà, prosperità, socialità, ritualità, affettività, felicità, fecondità non si sarebbe trasformato in emergenza infinita senza l’apporto di milioni di caporali a cui nel loro piccolo piace comandare e impedire, e che lo Stato comandi e impedisca. Si riascolti il famoso monologo contenuto in “Siamo uomini o caporali?”, film del 1955. A parte il piccolo cedimento moralista, quando accusa i caporali di vessare il prossimo per brama di guadagno (invece i soldi non c’entrano, il tormento viene dato volentieri anche gratis), Totò coglie il problema antropologico: è colpa dei caporali. Agamben, Cacciari, Fusaro si informino.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).