editoriali
Todde con la sua battaglia alle rinnovabili è lo specchio di una sinistra autolesionista
Secondo stop della Consulta alla legge regionale sarda sulle aree idonee: retroattività e divieti eccessivi dichiarati incostituzionali. Giunta e governo in contrasto su regole e autonomia regionale. Così si consuma un dramma tutto interno al campo largo
La Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale sarda sulle aree idonee all’installazione delle fonti rinnovabili. È il secondo stop della Consulta alla giunta guidata da Alessandra Todde, che aveva già visto cadere la moratoria dichiarata subito dopo l’insediamento. I giudici costituzionali hanno ritenuto eccessivamente restrittiva la norma sarda: “La qualifica di non idoneità di un’area non può tradursi in un aprioristico divieto di installazione”. La sentenza di ieri travolge anche la retroattività della legge, che faceva piazza pulita dei titoli autorizzativi già rilasciati, e altre complicazioni e ostacoli ai nuovi permessi.
Dentro questo problema generale, si consuma un dramma tutto interno al campo largo: Todde ha vinto le elezioni con un programma anti-rinnovabili, mentre il centrosinistra non fa che accusare Giorgia Meloni di non fare abbastanza per la transizione. Tant’è che gli assessori sardi degli Enti locali, Finanze e Urbanistica, Francesco Spanedda, e dell’Industria, Emanuele Cani, hanno commentato la sentenza rivendicando che “La Sardegna non può essere considerata uno spazio vuoto da occupare ma un territorio complesso, ricco di valori ambientali, culturali e identitari che devono essere tutelati anche mentre si accelera la transizione energetica”. E hanno annunciato ricorso contro il decreto aree idonee del ministro Pichetto Fratin, attualmente in via di conversione in Parlamento, che a sua volta tenta di riscrivere le regole giudicate dal Consiglio di stato troppo lassiste verso le regioni.
La giunta sarda accusa adesso il governo di usurpare le prerogative regionali, mentre i produttori lo attaccano per la ragione opposta. E tutti sembrano avere un po’ ragione: da alcuni anni i numeri delle autorizzazioni sono considerevoli (nel 2025 si aggiungeranno altri 5-6 gigawatt) ma anche così sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi climatici. Sarebbe bene che tutti lasciassero da parte le rispettive ideologie e retoriche e affrontassero il rapporto tra rinnovabili, paesaggio e comunità locali, anziché recitare a soggetto a seconda che ci si trovi in uno studio tv oppure negli uffici della Regione.