Tomaso di governo
Montanari è contro Meloni ma accetta un incarico del governo
Lo storico dell’arte, in tivù su La7 contro Meloni e l'esecutivo complice di genocidio, accetta l’incarico del ministero di Bernini
Roma. E’ la palestra del pensiero trasversale. Il palazzo di Giano, più che di Anna Maria, in assoluto più aperturista. Al ministero presieduto da Bernini, infatti, sono così aperti, anzi spalancati, da accogliere persino chi li disprezza.
E dunque l’ultimo uomo (di sinistra) cui la ministra (di destra) conferirà un incarico sarà lo storico dell’arte Tomaso Montanari. L’intellettuale, e rettore dell’Università per stranieri di Siena, che in virtù di incontestabile sapienza verrà nominato nel comitato tecnico-scientifico per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio. Un ente interministeriale, tra Università e Cultura, dove l’uomo di concetto nonché volto televisivo è stato indicato a Bernini dal Consiglio universitario nazionale (Cun). E cioè dall’organo consultivo del Mur che formula pareri senza tuttavia deliberare. Un incarico non retribuito in moneta, e ci mancherebbe, ma certo ricompensato in termini di allori e di potere. Il comitato del governo Meloni – stesso governo che non tanto estasia Tomaso – ha infatti una sua consistenza. Un suo peso. Il volto di La7 potrà fornire adesso consulenza per la tutela e la valorizzazione del paesaggio, potrà definire criteri scientifici per interventi di restauro, manutenzione e catalogazione. Potrà poi avere voce in capitolo sui progetti, indirizzare la ricerca, valutare le opere e la loro eventuale trasportabilità. Insomma, mica chiacchiere. E certo non c’è nulla di indebito, si dirà, per un uomo cui la scienza non fa difetto. Nulla di iniquo. Non fosse, forse, per il purismo a favore di camera. Ovvero lo sdegno nei confronti della cultura di destra, del ministro fascista che s’appropria di Pasolini, di Giuli che non lo rinnova alla presidenza del Museo Ginori, ma che, al dunque, volente o nolente, favorisce anche lui Montanari. Senza che il purismo prevalga su legittime aspirazioni.
L’altro risvolto del caso, comunque, tocca l’Università e la Ricerca. Ossia il ministero bilaterale oltreché bifronte, il palazzo più aperturista con doppio ingresso da destra e da sinistra.
La trasversalità, si sa, è il miglior pregio della ministra Bernini. E infatti la nomina di Tomaso non è l’unica né la prima. A farci caso, essa arriva sulla scia di altre benemerenze, tutte in favore di maestri rossi e brillanti. Da Jacopo Greco, ex capo dipartimento all’Istruzione ai tempi di Lucia Azzolina – poi messo da parte e tornato adesso alla direzione generale del Cnr – al professore Marco Mancini, capo dipartimento per l’Università con i governi Letta, Renzi e Gentiloni, e da poco ripescato per il ruolo di segretario generale del Mur. Da quanto risulta al Foglio, quindi, anche lo slancio che ha portato Montanari nel comitato tecnico arriva dall’organo consultivo di viale Portuense.
L’interministero – zona grigia nonché propizia al mimetismo governativo – sarà probabilmente il nuovo habitat del rettore. La zona intermedia, tra Cultura e Ricerca, dove prestare l’ingegno. E dunque temperare il disprezzo, per il governo genocidario, alla penombra di parchi, capitelli e altrettanto ameni pareri tecnici. Auguri.