Il colloquio
Conte: "Siamo diversi dal Pd. Sulla leadership non ci faremo dettare l'agenda"
Il capo del M5s al Foglio: “Non siamo trombettieri della Nato. I progressisti parlando i programmi, non di leadership. Io sono un uomo risolto, non antepongo le mie ambizioni al progetto". E sul referendum? "Se Meloni perde cade il velo e non può rimanere a Palazzo Chigi"
Per cinquanta minuti ripete: “Meloni si può battere, il suo modello è neodirigista e neocorporativo. Questa destra cerca fedeli, si infiltra nelle associazioni di categoria”. Poi, parlando con il Foglio, Giuseppe Conte dice: “Mi avete descritto come ossessionato dal pensiero di correre per la premiership, proteso a fare una battaglia personale per tornare a Chigi”. E l’abbiamo anche descritta come pavone, divo. E invece? “Lavoro per un percorso completamente diverso. La mia ambizione non condizionerà mai il successo della coalizione. Prima viene il programma, poi si ragiona su chi è il leader”. Gli chiediamo se accetterà la leadership di Schlein e Conte risponde che lui fa “quello che serve” ma, aggiunge, “non mi permetto di dettare le regole a casa d’altri, così come non si possono imporre a una comunità come quella del M5s”.
Dice Conte: “Non ha senso parlare oggi di leadership, piuttosto voglio parlare di programmi. Prima il percorso. Voglio parlare di referendum. Se Meloni perde si smaschera la sua ipocrisia. Difficilmente può restare a Palazzo Chigi, nonostante abbia già messo le mani avanti”. Parla di “battaglia essenziale”, del referendum sulla giustizia come “asset del M5s”, poi, conversando, al telefono, Conte loda i suoi che, racconta “non vogliono andare al potere per il potere. Io ho la fortuna di guidare una comunità, che se permettete, è diversa da altri partiti. Nel M5s non ci sono trombettieri, non siamo fidelizzati alla Nato o a chicchessia, la nostra azione politica la decliniamo liberamente in base ai nostri valori e ai nostri principi”. Gli domandiamo come si scelga il candidato del centrosinistra, tanto più se Schlein accelera, si fa incoronare in Assemblea Pd, candidata unica, e Conte spiega che “il M5s è a favore di un’alleanza ma su programmi chiari. Prima viene il programma, scritto nero su bianco, poi ci sederemo intorno a un tavolo e state certi che faremo quello che serve”. Gli domando che idea si è fatto di Montepulciano, del Correntissimo Pd e l’ex premier rovescia la domanda. Ricorda la sua campagna di ascolto Nova 2.0, “un momento di partecipazione autentica. Noi del M5s siamo una forza integra”.
A Bruxelles, viene fermata Federica Mogherini, ex Alto rappresentante per la politica estera europea, nominata durante il governo Renzi. L’inchiesta è per una presunta frode sulla formazione dei diplomatici. Conte, al momento, non maramaldeggia, ma si intesta il tema “giustizia” perché “l’etica genetica del M5s si fonda sulla giustizia. Ecco perché faremo una campagna importante sul referendum”. Mentre conversiamo arriva la notizia che in Europa è passato l’accordo sulla nuova direttiva anticorruzione che reintroduce l’abuso d’ufficio per le fattispecie più gravi e Conte esulta: “Vede, queste sono le nostre battaglie. Il nostro europarlamentare Antoci, che era relatore, si è battuto perché sia imposto a tutti i paesi membri la condanna dell’abuso di potere da parte di pubblici ufficiali, nonostante l’ostruzionismo del governo Meloni che voleva a tutti i costi evitare questa ennesima figuraccia”.
Cosa ne pensa dei capi corrente del Pd? Replica, a suo modo: “Il M5s ha una grande fortuna. Da noi l’unica corrente è l’identità. Un’identità forte. Sa quel è la grande verità? Io sono stato presidente del Consiglio per ben due volte. Ho avuto una vita piena. Ho fatto il mio dovere con scienza e coscienza. Io non sono attaccato alla poltrona. La vita è stata generosa con me”. Cerchiamo la cattiveria “pretermessa”, il vocabolario Conte, ma troviamo un Conte che fa il Montaigne. “Di solito – continua l’ex premier – chi è forte non ha bisogno di legittimarsi. Sia chiaro. Non parlo male degli alleati. Parlo solo per me. Io sono forte per i chiari principi e la forte coerenza della mia comunità politica. E se dico che la mia ambizione personale non sarà un ostacolo al successo del progetto progressista è anche perché a Chigi ci sono già stato due volte e non voglio che l’entusiasmo e l’energia del progetto progressista finiscano assorbiti da beghe interne alla coalizione e da lotte di leadership”. E’ vero che si servirà del referendum per provare, insieme a Bettini, a intrappolare Schlein? Conte chiarisce che il M5s farà la battaglia ma solo per “favorire la caduta di Meloni . “Vede, di Meloni non si ricorda una riforma. Sono tutte fallite. I centri in Albania, e posso parlare, ancora, dei dati economici, del risiko bancario. Se Meloni perde il referendum cade il velo”.
E’ convinto di parlare a un pezzo di Italia giovane: “Meloni – continua – dando la copertura politica al genocidio di Gaza ha perso credibilità”. Parla di modello “neodirigistico e neocorporativo”. Gli chiediamo cosa significa e Conte: “Si vede sull’economia. Meloni voleva cedere Poste e non lo ha fatto soltanto perché organi di garanzia si sono opposti. Le Poste sono il baluardo dell’Italia, del risparmio. Ebbene, questo governo era pronto ad alienare parte di Poste. Quando parlo di governo neocorpativo mi riferisco a Luigi Sbarra, l’ex segretario della Cisl che è stato nominato sottosegretario. Sa cosa è accaduto? Sbarra era insoddisfatto e gli stanno creando ad hoc un dipartimento. Basti pensare alla Zes. Quando ero al governo, la Zes unica era un modello virtuoso, ma se la Zes, lo dice la parola, non è più ‘unica’, è evidente qual è l’obiettivo. E’ favorire sottoblocchi sociali, gli amici degli amici, accontentare i fidelizzati a questa destra”. Su Francesca Albanese, sull’attacco alla Stampa, Conte rimanda alla sua nota: “Atto vile e inqualificabile”. Gli chiediamo ancora di Mattarella, dell’attacco della destra, e Conte: “Sono preoccupato e non solo per gli attacchi sgarrupati a Mattarella, ma per l’ossessione che ha questo governo contro i presidi di garanzia. Da Bankitalia, all’Upb, passando per Consob. Autorità indipendenti che vengono descritte come covi di comunisti. La prima cosa che deve fare una coalizione è non farsi dettare l’agenda dalla destra”. Conte se la farà dettare dal Pd? “Sia detto con rispetto, non faccio politica in funzione del Pd. Lo dico senza polemiche. Prima il programma, il percorso, e in autunno troveremo una sintesi. Sento ripetere la parola ‘progressisti’. I progressisti non parlano di leadership ma di programma. Dirà ancora che sono un pavone?”.
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