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L'editoriale dell'elefantino

Ed ecco l'antisemitismo democratico

Giuliano Ferrara

L’incredibile svolta di una sinistra che adotta le parole d’ordine un tempo della destra e le fa sue. Antisemitismo antisionista, stato di diritto, guerra in Europa: il grande scambio ideologico e culturale è in corso

Pascal Bruckner, un saggista francese, ha scritto che il 7 ottobreè stato il più massiccio coming out giudeofobo dal 1945, sopra tutto a sinistra e all’estrema sinistra… Invece di essere orripilati per le atrocità commesse, le si sono giustificate e applaudite in nome della resistenza al colonialismo. Infine diventava possibile, sotto la copertura del discorso antimperialista, liquidare gli ebrei in massa, per la prima volta dal 1945”. Bruckner è ostile a Netanyahu e al suo governo, cui rimprovera tra le altre cose di avere offerto ai suoi nemici il regalo del “privilegio vittimario”, la “cauzione del martirio” cercata dagli autori del pogrom. Ma questo non gli impedisce di registrare il passaggio a sinistra, in nome della causa palestinese, del “vecchio odio coltivato dalla destra occidentale, nazionalista e cristiana”, affermando come orizzonte del nostro tempo l’ossimoro degli ossimori, “l’antisemitismo democratico”. Sono formule perentorie, alle quali si oppone in certa misura la vasta gamma di sfumature della compassione per le vittime civili della guerra a Gaza, eppure hanno un tremendo contenuto di verità ideologica. L’aperta legittimazione del 7 ottobre, che ha trovato il suo spazio vitale nelle piazze e nei cortei e nelle onoranze tributate ai peggiori tromboni del nuovo antisionismo antisemita, e che si corrobora dell’equivalenza morale stabilita tra la guerra difensiva di Israele e la Shoah genocida, dice quasi tutto quel che c’è da dire su un fenomeno abnorme e rivoltante.

 

Tanto più che non è il solo terreno, questa frana rovinosa, su cui insiste la incredibile svolta di una sinistra che adotta le parole d’ordine un tempo della destra e le fa sue. Il garantismo, per esempio. Oltre trent’anni fa, all’epoca in cui in Italia i leghisti agitavano il cappio in Parlamento per impiccare la democrazia dei partiti, e i missini sfilavano con le fiaccole in sostegno del pool di Mani pulite, le compromissioni con lo spirito antiparlamentare, ostile allo stato di diritto, indifferente alle sue derive giustizialiste, furono forti, tenaci, e alla luce dei trent’anni trascorsi sono state presagio della attuale divisione sulla separazione delle carriere tra chi accusa e chi giudica nella magistratura: una blanda riforma della maggioranza di destra, divenuta su questo liberal-conservatrice, avversata con argomenti manettari, che non rendono onore alla Costituzione e allo spirito costituente, da parte delle sinistre.

 

Lo stesso vale per la questione della guerra in Europa, dove in quattro anni il sostegno al paese aggredito dalla autocrazia russa è andato sfumando fino a raggiungere un piano di convergenza, naturalmente in nome dell’antimilitarismo e della pace, con le ragioni di Putin, beniamino di Salvini e di un pezzo consistente del “campo largo” di sinistra. Antisemitismo antisionista, guerra in Europa, stato di diritto: il grande scambio o trasvalutazione dei valori è un fatto, pieno di trappole e di vie tortuose, ed è in corso. Il fenomeno ha anche una specificità italiana. A Parigi e a Londra un tentativo di reazione di massa alla deriva si è visto, nelle piazze e nel sistema politico, nonostante il cedimento diplomatico sulla questione del riconoscimento dello stato di Palestina. Da noi solo infime minoranze fanno argine. Il trombonismo “genocidario” dilaga e assume, con gesticolazioni oscene come quelle di una Francesca Albanese, futura cittadina onoraria di una città Medaglia d’oro della Resistenza, una grottesca solennità. La nostra cultura politica umanista e universalista, per usare due aggettivi spesi spesso con troppa faciloneria, e la nostra umanità italiana sembravano al riparo da questo tipo di sorprese.

 

Infatti il movimentismo e la chiacchiera innescati dalla compassione sembrano più che altro il prodotto di ignoranza massificata e indottrinamento sistematico, e della fragilità del sistema istituzionale e mediatico di fronte all’incalzare della rete social come sostituto dell’educazione nazionale. Ma quali che siano le cause e le condizioni dell’evento, sta di fatto che ci siamo rivelati all’avanguardia in questa sostituzione ideologica e culturale che fa della sinistra e dell’estrema sinistra un’appendice anacronistica della vecchia destra in via di scomparizione.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.