
(foto Ansa)
editoriali
La sinistra è la nuova centrale della fuffa
Le regioni più ostili al nucleare sono nel campo largo. Un guaio, con mosche bianche
La conferenza unificata stato Regioni ha dato il suo parere positivo al Disegno di Legge sull’energia nucleare proposto dal ministro Picchetto Fratin. A parte alcune ovvie considerazioni relative alla necessità di future e costanti consultazioni con i territori mano a mano le cose procederanno, il Disegno di Legge è stato approvato a larga maggioranza. Hanno votato contro Sardegna, Umbria, Toscana. Ieri la regione Campania ha precisato di essere anch’essa contraria. Come è noto il ministro sostiene la necessità di riprendere in Italia l’utilizzo dell’energia nucleare puntando sui reattori di nuova generazione, in particolare i cosiddetti Small Modular Reactor, più piccoli dei reattori tradizionali e dotati di sistemi di sicurezza intrinseca.
Le regioni che hanno votato contro sono tutte di centrosinistra, nonostante a parole spesso questo schieramento si dica aperto alle innovazioni in questo campo. Regioni di centrosinistra quindi quelle contro, ma con un qualche cosa in più. In Umbria e Sardegna anche i 5 stelle fanno parte della maggioranza e in Toscana si cerca in ogni modo di accontentare i 5 Stelle perché sostengano Giani. De Luca, Presidente della Campania, seppur tardivamente, si è aggiunto ieri agli oppositori. Spicca invece, in positivo, il consenso dell’Emilia Romagna la più ricca delle regioni amministrate dal centro sinistra, ma il cui presidente, Michele De Pascale, ha sempre mostrato la capacità di assumere decisioni poco popolari in quell’area politica. Per esempio è stato lui il primo a dichiararsi a favore del rigassificatore proprio nella città, Ravenna, di cui era sindaco. Ma anche la Puglia ha mostrato una certa apertura. Naturalmente la strada per il ritorno dell’energia nucleare in Italia è lunga e irta di difficoltà. Ma la prima condizione è che a prescindere dagli schieramenti politici essa venga assunta come una questione nazionale e non si cambi idea ad ogni cambio di governo. Come in Francia. Da questo punto di vista il voto di ieri mostra molte ombre, ma anche qualche luce.
