
(foto Ansa)
l'editoriale del direttore
I finti pacifisti amici di Pd e M5s non vogliono fermare le guerre: vogliono solo disarmare le democrazie
La piazza contro il riarmo di sabato, inserita nel ciclo di mobilitazioni contro il vertice Nato, chiede all’Europa di non difendersi. Ma così si finge di non capire che rifiutare ogni spesa militare senza riconoscere che esistono regimi aggressivi significa disarmare solo se stessi, non fermare i conflitti
Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere. Il mondo va in fiamme, per così dire, le guerre avanzano, gli autocrati si fanno largo, i dittatori si fanno coraggio, gli stati canaglia trovano nuove sponde, le teocrazie lavorano per costruirsi armi atomiche, i paesi democratici vengono minacciati, gli stati sovrani vengono invasi e di fronte a uno scenario di questo genere, in cui difendersi non dovrebbe essere un’opzione, dovrebbe essere un dovere civico, il popolo pacifista, o quello che ne rimane non trova nulla di più originale, e ridicolo, che convocare una nuova manifestazione per la pace per chiedere non il disarmo russo, non il disarmo iraniano, non il disarmo nordcoreano, ma il disarmo dell’Europa.
Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere, ma la scena che sabato prossimo vedrete e vedremo a Roma merita qualche riga di commento. Tema: manifestazione nazionale contro la guerra, il riarmo, il genocidio, l’autoritarismo. E per evitare che il messaggio possa essere considerato come un invito generale, a tutti, anche agli stati canaglia, a fermare le politiche di riarmo, il popolo pacifista, usando le stesse parole che avrebbe utilizzato Putin, vuole essere preciso: “La manifestazione rientra nella settimana di mobilitazione europea, che si terrà dal 21 al 29 giugno in occasione del vertice della Nato all’Aia”. Dunque, la Russia si riarma, arrivando ad aumentare la spesa per la difesa del 68 per cento rispetto al 2023, superando i 10.800 miliardi di rubli (circa 115 miliardi di dollari), pari a oltre il 6 per cento del pil: un livello mai raggiunto nemmeno ai tempi della Guerra fredda. La Russia sceglie di portare la produzione annua di proiettili d’artiglieria a un volume sei volte superiore rispetto al 2022, secondo fonti occidentali. La Russia dichiara di aver completato il dispiegamento operativo del missile intercontinentale Sarmat, capace di trasportare più testate nucleari e sfuggire ai sistemi antimissile. La Russia intensifica le esercitazioni con Cina, Corea del nord e Iran. E nello stesso periodo, l’Iran, alleato con la Russia, raggiunge la capacità di produrre missili balistici a lungo raggio, accumula materiale fissile arricchito fino al 60 per cento – a un passo dalla soglia del 90 per cento necessaria per un ordigno nucleare – in quantità sufficiente per almeno tre bombe atomiche, intensifica il finanziamento e il rifornimento di Hezbollah, houthi e milizie sciite irachene, fornendo missili, droni e tecnologie di puntamento. E il popolo pacifista cosa fa? Condanna le politiche di difesa europee (e della Nato) senza dire una parola sul mercato nero di armi iraniane, russe, nordcoreane o sul traffico globale di droni e missili, trasforma in una minaccia per la difesa, per la sicurezza e la libertà l’attività di deterrenza dell’Europa, e della Nato e facendo un passo ulteriore verso la trasformazione degli aggressori in aggrediti e degli aggrediti in aggressori. Come se non bastasse, poi, con una supercazzola micidiale, gli organizzatori della manifestazione offrono altri argomenti solidi per spiegare la loro posizione contro il riarmo dell’Europa. Non si fa, non va bene, perché – lo hanno scritto davvero – il riarmo “genererà più debito, più austerità, più confini, approfondirà il razzismo e alimenterà il cambiamento climatico”.
Si potrebbe dire che senso ha occuparsi dei pacifisti all’amatriciana in un momento in cui i problemi sono enormi e i nemici della libertà sono ben altri. Il ragionamento sarebbe giusto se non fosse che a partecipare a questa manifestazione si trovano volti aderenti ai principali partiti dell’opposizione, dal M5s al Pd fino ad Avs. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, e se non fosse chiaro cosa significhi, per una democrazia desiderosa di difendersi dalle minacce esterne, preoccuparsi del riarmo delle democrazie senza preoccuparsi del riarmo delle autocrazie, fingendo di non capire che rifiutare ogni spesa militare senza riconoscere che esistono regimi aggressivi significa disarmare solo se stessi, non fermare la guerra. Questa è l’alternativa? Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.