Il colloquio

Crosetto e il forfait di M5s e Avs al pranzo Nato: "Irrispettosi e incivili: era un momento di responsabilità collettiva"

Simone Canettieri

Il ministro della Difesa al Foglio: "L'appuntamento di giovedì serve a trasferire le mie conoscenze e a informare sulle minacce russe in questo momento"

Gli assenti hanno sempre torto. Lo fa capire il ministro della Difesa Guido Crosetto in questo colloquio, commentando la notizia svelata dal Foglio  del forfait  dei parlamentari del M5s e di Avs al pranzo di domani a Palazzo Baracchini con i parlamentari dell’assemblea Nato. Si tratta di un incontro informale con deputati e senatori di maggioranza e opposizione alla vigilia del vertice dell’Alleanza atlantica all’Aia, mentre il mondo sembra bruciare. Ecco ministro Crosetto, come ha preso questi rifiuti: legittima strategia politica, fotografia di un centrosinistra in tilt sulla Nato o c’è dell’altro?  “Chi ha scelto di non partecipare lo ha fatto in modo incivile mostrando mancanza di rispetto verso le istituzioni, non verso il governo”. 


Come nasce questo pranzo di domani?

“In un paese democratico con una democrazia matura, un rapporto tra istituzioni è fondamentale. Per questo ho immediatamente accettato la richiesta del presidente del gruppo Lorenzo Cesa di incontrare i rappresentanti del Parlamento italiano all’Assemblea Nato”.  

E’ un’occasione mancata per chi non ci sarà oppure è una strategia degli assenti per dimostrare alle rispettive curve, alla vigilia della manifestazione di sabato contro il riarmo, che in questa fase bisogna essere duri e puri?

“Questo non lo so, ciò che penso a proposito di chi ha rifiutato l’invito gliel’ho detto. Posso aggiungere come nasce questa iniziativa”. Come? “Semplice: nasce  per favorire un dialogo alto, per trasferire loro le informazioni utili al loro lavoro. Perché è utile un dialogo in cui trasferisci tutto ciò che sai senza dover essere di fronte a schermi, televisioni, per poter discutere, confrontarsi, spiegarsi”.

Qualcosa non torna fra i suoi propositi e la risposta di una parte dei componenti dell’organismo parlamentare, però.  Risponde Crosetto dopo un lungo respiro:

“Guardi, si tratta per me di discussioni  fondamentali, per far capire di cosa stiamo parlando, quando parliamo di minacce esterne ma anche per cogliere le loro preoccupazioni”. Crede che ci sia una parte politica ben precisa che stia sottovalutando gli scenari internazionali che sono in movimento in questo momento?

“L’obiettivo delle comunicazioni e delle discussioni è semplice e molto lineare: responsabilizzarci tutti. Ed è, per me, far capire quali sono i compiti dell’Italia nella Nato, indipendentemente dal colore dei governi”. Ecco quali sono questi compiti? “Per esempio qual è l’impegno rispetto all’incremento delle spese militari ma soprattutto rispetto al dovere di fornire capability target, cioè la nostra parte di difesa collettiva. Il mio impegno era e resta quello di illustrare e confrontarmi  senza demagogia. Non solo”.

Non solo cosa?

“Anche spiegare e ricordare rispetto alle minacce esterne, anche quella russa, i pericoli che si possono delineare”.

Forse per questo motivo i “no grazie” della senatrice Maria Castellone e del deputato Luciano Cantone del M5s, più quello del senatore di Avs Peppe De Cristofaro non sono andati giù al titolare della Difesa che deve averli digeriti come uno sgarbo istituzionale, prima che come una mossa politica. Il Pd ci sarà, con in testa Simona Malpezzi, rappresentante dell’ala più riformista del partito di Elly Schlein, e con lei altri due parlamentari. Così come Matteo Richetti di Azione. Anche dalla Lega hanno chiamato il presidente del gruppo Cesa per confermargli la loro presenza. Al contrario dicono che nel M5s qualcuno disposto ad andare all’incontro ci sarebbe anche stato, ma nessuno si è sentito di prendersi una possibile reprimenda da Giuseppe Conte, soprattutto alla vigilia di una manifestazione che, come ammettevano ieri dal Pd, “rischia di avere una piattaforma contro la Nato”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.