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Verso i ballottaggi
Specchi rovesciati a Taranto. Destra e sinistra a schemi inversi per Bitetti e Tacente
Che cosa farà il M5s improvvisamente freddo verso il campo largo? E che cosa farà il resto del centrodestra, nella città dell'e,x Ilva?
Il mondo politico abituale capovolto in uno specchio rovesciato. Così appariva Taranto nella metaforica istantanea precedente al voto del 25 maggio, con il centrosinistra che si presentava unito, ma non nella modalità campo largo, cioè senza il M5s, attorno al candidato Piero Bitetti, e con il centrodestra diviso lungo il confine che vedeva la Lega da una parte, a sostegno di Francesco Tacente (ma attraverso un sistema di liste civiche) e Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati e Pli dall’altra, a sostegno di Luca Lazzaro. E ora, nei giorni immediatamente precedenti alla definizione delle alleanze per il ballottaggio dell’8 e 9 giugno, nella città dell’ex Ilva si fanno e si rifanno trasversalmente i conti: Bitetti, infatti, si è affermato nella prima tornata elettorale con il 37,39 per cento dei voti, mentre Tacente, con il suo 26,14, è riuscito a superare il 19,40 di Lazzaro. La somma tra i voti di questi ultimi premierà il centrodestra? Intanto c’è il dato dei Cinque Stelle — che con Annagrazia Angolano hanno raggiunto il 10,91 per cento, e c’è chi teme l’effetto in differita della frase pronunciata da Giuseppe Conte di fronte all’entusiasmo pro campo largo di Elly Schlein: “La verità — ha detto il leader del M5S — è che i cittadini votano i progetti politici seri. La sommatoria aritmetica non funziona”. E se una parte degli elettori del M5s decide di votare a destra, è il retropensiero a sinistra? Ma anche nel polo governativo ci si arrovella: e se gli elettori di Lazzaro non si spostassero in massa su Tacente? Quale caratteristica, è l’interrogativo comune ai due poli, potrebbe convincere gli indecisi a votare per questo o quel candidato? Chi, tra il politico esperto Bitetti e l’outsider ex scout Tacente, saprà convincere i tarantini ancora fluttuanti tra una coalizione e l’altra, tanto più che i Cinque Stelle, per sfruttare a fondo il loro dieci per cento, restano ancora sul vago, e tanto più che Tacente ha lanciato un appello a tutte le forze politiche? Intanto, i due candidati si preparano agli ultimi giorni di campagna, puntando ognuno sull’atout che li ha portati fino a qui: l’essere esperto di Bitetti e l’essere “nuovo” di Tacente. L’uno, infatti, Bitetti, 51 anni, da 27 sulla scena pubblica e con l’esperienza di ufficiale di Marina alle spalle, si è presentato con lo slogan “questa città va riappacificata”. In piedi su una sedia, il candidato Bitetti, battendo sui punti “dignità, stabilità e futuro”, ha aperto la sua campagna elettorale, ed è stato considerato “solido”, dice un esponente del centrosinistra pugliese, in virtù del passato da consigliere comunale e da assessore, ma anche del presente di uomo-chiave nel percorso che, nello scorso febbraio, ha portato alla sfiducia nei confronti dell’ex sindaco Rinaldo Melucci, dopo le dimissioni anticipate di diciassette consiglieri comunali, con conseguente caduta della giunta nella città che ha tra le sue urgenze l’ex Ilva, la riqualificazione del porto, l’eolico offshore e i Giochi del Mediterraneo 2026. Opposto il curriculum di Francesco “Checco” Tacente, avvocato cassazionista quarantaduenne, noto in città presso gli ambienti dei liberi professionisti cattolici (e non a caso sostenuto, finora, da una coalizione civica composta da sette liste, con la Lega nume protettore). E se i critici rimproverano a Tacente il fatto di giocare su alleanze troppo miste per essere solide, gli estimatori ne lodano il profilo da ex scout ecumenico, ma lontano dai partiti che impongono candidature dall’alto. “La mia candidatura nasce e lavora per Taranto”, è stata la frase vincente del candidato nella prima fase della campagna, anche a un certo punto resa turbolenta da un intervento video del vicesegretario leghista Roberto Vannacci, che aveva invitato gli elettori a porre una “x” sul nome di Tacente, solo che invece di “x” aveva detto “Decima”, evocando la “Xmas” e provocando la presa di distanza del candidato (che vuole porsi come volto dialogante e ipercattolico). Basterà, il beau geste, a farsi votare dai moderati del centrodestra e dai Fratelli d’Italia orfani del loro candidato?
