(foto Ansa)

la ricostruzione

Schlein cede ai veti contro i centristi. I contatti con Renzi e Calenda, poi il no a una piattaforma larga

Luca Roberto

"Bastava poco per venirci incontro". Malumori tra i riformisti dem per i veti di M5s e Avs contro gli ex terzopolisti, che nella piattaforma per il 7 giugno volevano fosse ricompreso il contrasto all'antisemitismo

Bastava poco per venirsi incontro e fare una manifestazione tutti assieme”. E però, alla fine, l’auspicio ventilato da più di qualche voce riformista all’interno del Pd è rimasto inascoltato. Il 7 giugno Pd, M5s e Avs a Piazza San Giovanni, a Roma, ci andranno senza Italia viva e Azione, visto che Renzi e Calenda scenderanno in piazza il giorno prima e l’invito l’hanno declinato perché nella piattaforma con cui è stata convocata la manifestazione sulla situazione a Gaza, non sono state accolte le proposte del ritrovato   (almeno in piazza) Terzo polo: ovvero tenere accanto alla condanna dell’azione del governo israeliano una  sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e parole nette contro chi professa la distruzione dello stato di Israele. “Ma la piattaforma era inscritta nella mozione parlamentare che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento”, si sono giustificati Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli.

 

E pensare che nei giorni scorsi i contatti tra Schlein e Calenda e Renzi ci sono stati. Era stato proprio il leader di Azione a dire al Foglio che si era sentito con la segretaria del Pd, che la richiesta dei centristi era di allargare le parole d’ordine e i contenuti della mozione perché venissero ricomprese dichiarazioni contro il terrorismo di Hamas e di contrasto alle derive d’odio antisemita. Contatti similari ci sono stati anche con i vertici di Italia viva, che non aveva chiuso al partecipare alla manifestazione del 7. Un ruolo da pontiere stavano cercando di svolgerlo, per l’appunto, i riformisti all’interno del Pd. “La sinistra non può non inserire un chiaro riferimento all’antisemitismo”, aveva detto Lorenzo Guerini. E una traccia di collaborazione, di apertura, pensava di averla individuata Piero Fassino, vicepresidente della commissione Difesa alla Camera: “E’ merito di Pd, M5s e Avs aver promosso la manifestazione del 7 giugno, ma penso che proprio la drammaticità della crisi e la vastità dell’emozione suscitata debbano spingere a una piattaforma la più larga possibile. Alla Camera Pd e 5s si sono astenuti sulle risoluzioni di Azione, Italia viva e +Europa, non considerandole contrapposte. Ci sono dunque le condizioni di una convergenza larga”, aveva spiegato proprio ieri al Foglio

 

Ma allora cos’è successo? E perché il Pd quella tanto agognata convergenza non è riuscito a propiziarla? In linea con una visione “testardamente unitaria”, Schlein alle richieste dei centristi ha risposto con un rispettoso ascolto, avrebbe voluto dare seguito a quelle rivendicazioni. E infatti si è attivata perché un qualche punto di caduta lo si riuscisse a individuare. Ma dall’altro lato ha trovato nei leader di M5s e Avs l’indisponibilità a rivedere i contenuti di quella chiamata alla mobilitazione. In linea di principio per non stravolgere le specifiche della mozione parlamentare. Ma più in sostanza, perché (e questo vale soprattutto per Conte), non c’era granché voglia di farsi vedere nella stessa piazza con Renzi e Calenda, che non più tardi di qualche mese fa si era augurato la cancellazione politica del M5s.

 

Fatto sta che stretta tra la volontà di non disperdere lo sforzo collettivo e le pressioni di coloro che per primi avevano rivendicato la manifestazione, Schlein ha finito coll’accodarsi a una decisione che hanno preso altri, in primis. Uno degli effetti principali è stato quello di riunire il fu Terzo polo, con Renzi e Calenda che sono riusciti addirittura ad accantonare per un momento  le vecchie ruggini e a sentirsi personalmente per organizzare la manifestazione del 6 giugno a Milano. Un lavoro diplomatico che, scherzava qualcuno, ha ricordato il riavvicinamento Trump-Zelensky. “Bastava poco” ma alla fine tra Conte-Fratoianni e  centristi Schlein ha scelto i primi. Piaccia o no a pezzi di Pd che speravano in una ricucitura che potesse fare da prodromo di un modello che guardava all’ingresso del centro nel campo largo in via di costruzione. E che ora potrebbero partecipare, da Pina Picierno fino a Lia Quartapelle, Filippo Sensi e Graziano Delrio, anche alla manifestazione del 6 a Milano. Rendendo ancor più evidente la spaccatura tra i dem. 

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.