Editoriali
Abrogare orsi e lupi?
Il referendum puramente consultivo in Val di Sole non conta. Ma è un bell’esercizio di realtà, con un'affluenza da oltre il 60 per cento di persone che amano e interpretano in un preciso senso la necessità di sicurezza nella convivenza con gli animali
Il referendum non vale nulla, era solo una consultazione locale senza i crismi necessari. Ma questo del resto non è una novità, troppi ne abbiamo visti di referendum veri, vincenti e finiti nel niente (vero responsabilità civile dei magistrati?). Non vale nulla nemmeno la grandissima forbice tra il sì e il no, niente a che vedere con il filo di lana tra Bucci e Orlando. Ma che il 98,58 per cento dei votanti abbia approvato il quesito dovrebbe far riflettere. Non soltanto i cultori della democrazia diretta, ma soprattutto quegli attivisti – spesso animalisti, spesso ecologisti – che pretendono di affermare i propri principi al di là e prima delle leggi. Per diritto naturale? Un piccolo, ma non trascurabile, segnale politico. In Val di Sole si è svolto un referendum puramente consultivo relativo alla presenza di grandi carnivori in zone densamente antropizzate come le Valli di Sole, Peio e Rabbi, nel Trentino. I voti validi sono stati 7.842 con un’affluenza del 63,16 per cento e 7.731 votanti si sono espressi giudicando “un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali” l’eccessiva presenza di orsi e lupi. L’idea del referendum è sorta dopo la morte del ventiseienne Andrea Papi, ucciso dall’orso JJ4 il 5 aprile 2023. Le regole per la gestione dei grandi carnivori sono suddivise tra provincia autonoma, stato ed Europa e non sono di competenza della Comunità di valle, che ha gestito il referendum. Allo stesso tempo la consultazione qualcosa da dire ce l’ha, a livello sociale, se così tante persone che vivono su un territorio che conoscono e amano interpretano in un preciso senso la necessità di sicurezza nella convivenza con gli animali. E’ il contrario della retorica animalista o specista che insiste nel dare colpe alla presenza umana immaginando un territorio che, senza antropizzazione, sarebbe un Eden. L’altro aspetto riguarda la politica: non si può far decidere tutto ai referendum, ma ogni tanto prestare ascolto a ciò che esce dalla aggregazione sociale è un buon esercizio di democrazia.
L'editoriale del direttore